WESTERN SKIES MOTEL – Prism
(Preserved Sound, 2015)
Il cristallino calore prodotto dalla danza delle dita di René Gonzalez Schelbeck sulle corde della sua chitarra aveva fornito i primi barlumi di sé nel breve Ep “Reflections” (2013). Oggi l’artista danese ne amplifica per la prima volta le suggestioni in un’organica opera sulla lunga distanza, strutturata in tredici cartoline sonore di disadorna essenzialità, che disegnano un’ambience acustica sospesa e riflessiva.
Distante dal virtuosismo spesso connaturato a lavori incentrati sul fingerpicking, Schelbeck predilige un approccio primitivo alla chitarra, le cui corde sono pizzicate in posizione orizzontale piuttosto che arpeggiate, alla maniera degli strumenti africani come la kora. Non a caso, da “Prism” promanano immediatamente sensazioni dinamiche e paesaggi sonori dai timbri caldi: che si tratti di placidi notturni desertici (“With The Ease Of Dew”, “Irreversible”) o di danzanti arabeschi incentrati su iterazioni e variazioni ritmiche (“Flickering”, “Insistence” e la stessa title track), le sonate dell’artista danese pennellano un’ambience acustica dai colori vividi, per certi versi affine all’interpretazione “ambientale” del suono della chitarra acustica resa da Gareth Dickson.
Accanto a questi episodi vivaci e alle filigrane armoniche in progressiva costruzione proprie dell’iniziale “Comfort Me” e di “Towards An End”, Schelbeck trova comunque spazio per istantanee riflessive che, soprattutto nella parte finale del lavoro (“Winter Men”, “In A Blanket”), svaporano in filigrane di ovattata quiete nordica.
Proprio il sincretismo tra i caratteri delle culture che fanno parte della biografia personale e degli interessi artistici di René Gonzalez Schelbeck appare il comune denominatore del lavoro, nonché il tratto caratterizzante della sua declinazione del fingerpicking, fonte inesauribile di mondi sonori densi di suggestioni contemplative ma anche di un…prisma di coinvolgenti fremiti emotivi.