PIGEONS – The Bower
(Mie Music, 2015)
Al culmine dell’ennesimo cambio di line-up, corrispondente a un nuovo parziale giro di boa stilistico, i newyorkesi Pigeons rimodellano la propria declinazione psych-rock impiegando una tavolozza dalle tinte sfumate e sognanti. Al duo di Wednesday Knudsen e Clark Griffin si è adesso aggiunto il batterista e cantante Rob Smith (Rhyton), il cui ingresso in formazione ha amplificato le potenzialità dei Pigeons di creare mondi sonori piacevolmente indefiniti, suggellati da evanescenze melodiche e tuttavia ben radicati nella temperie indie-rock statunitense che ha costituito il brodo di coltura originario della band.
Le otto canzoni di “The Bower” muovono tuttavia da una premessa spiccatamente “acida”, applicata a ballate di distante psichedelia, declinata in senso bucolico dagli zufoli dell’iniziale “Foxglove”, ma che nel corso dello stesso brano prendono derive di marca West Coast sixties sull’ala di propulsioni elettriche e ritmiche marcate.
Eppure la band si discosta ben presto da reminiscenze Jefferson Airplane per attestarsi ben presto su una dimensione di languori sognanti e melodie eteree, alimentate dalle morbide interpretazioni della Knudsen e solo a tratti percorso da incandescenti dialoghi tra chitarra e basso.
Quando però a prendere il sopravvento è la leggerezza di armonie sospese tra terra e cielo prendono forma carezzevoli accenti dream-pop, vicine piuttosto alla dolcezza incantata di Damon & Naomi. Anche in questi casi il terzetto newyorkese riesce a imprimere un proprio distintivo carattere ai brani, che spaziano dalle sinuose timbriche jazzy di “Two Years On Land” all’esplicita brillantezza pop di “Not A Party”, dal modernariato futurista di “Underneath The Maple Tree” alle sospensioni estatiche di “Summer For Mary Ann”.
Sfuggente a definizioni univoche, al pari delle tinte sfumate della sua copertina, “The Bower” appare l’equilibrato frutto di un ampliamento di orizzonti stilistici, che trova coronamento e ragione d’essere in un processo di ibridazione senza soluzione di continuità, dal fascino disorientante e, dunque, genuinamente psichedelico.