MARCO FERRAZZA – Inextricable
(Luscinia, 2015)
Suona emblematico ma anche vagamente provocatorio il titolo del disco di debutto solista di Marco Ferrazza. Tanto intricata è la matrice della sua tavolozza sonora, quanto lineare ne è, in una certa misura, la manifestazione; non che i cinque lunghi brani di “Inextricable” siano semplici, né dal punto di vista realizzativo né tanto meno da quello della fruizione, eppure dal loro flusso di circa quaranta minuti emerge la chiara concezione dell’artista sardo, votato alla combinazione e manipolazione di suoni elettro-acustici e concreti, secondo una ininterrotta intersezione di piani auditivi.
Non è tuttavia mero esercizio intellettuale quello di “Inextricable”, bensì una sequenza narrativa alternamente costituita da variazioni e persistenze, istantanee fuggevoli e brusche cesure. Che si tratti di microtoni acustici, fremiti sintetici, field recordings o brevi apici di rumore, Ferrazza attinge alla sua ampia tavolozza di suoni per plasmare sequenze i di un espressionismo concreto nel cui alveo di stratificazioni e passaggi (termini non a caso effigiati nel titolo del brano più lungo del lotto) si coglie la mutevolezza e la complessità del reale.
In tale quadro, la natura stessa delle fonti impiegate – ivi compresa la voce umana nella conclusiva “Cantus” – smarrisce la propria identità originaria, per accedere a un superiore livello di percezione acusmatica, riassunto in un microcosmo di particelle…inestricabili eppure giustapposte con encomiabile lucidità.