adam_hayes_songs_rhymes_in_uncertain_timesADAM HAYES – Songs & Rhymes In Uncertain Times
(Self Released, 2015)

Storie, luoghi e personaggi sono elementi essenziali per alimentare l’inesauribile fonte del songwriting: è questa la premessa creativa di Adam Hayes, cantautore delle Midlands al debutto con un piccolo gioiello di spontaneità e lirismo che risponde al titolo di “Songs & Rhymes In Uncertain Times”.

Il richiamo neorealista alla contestualizzazione temporale contenuto nel titolo è, a sua volta, emblematico del contenuto dei dodici brani in esso raccolti, frutto di un approccio alla scrittura fortemente legato alla tradizione britannica ma per nulla avulso dall’osservazione del presente, dalla finestra sul giardino dell’artista residente a Derby. Non è un caso che molte delle canzoni del lavoro siano state originate da estemporanei appunti, colti al volo da Hayes e in seguito più o meno lungamente rimaneggiati nel corso di un processo di elaborazione durato un anno e mezzo.

Da tali premesse ha tratto origine una raccolta di canzoni di semplicità e naturalezza disarmanti, tutte incentrate sul limpido picking e sul cantato pacato di Hayes, il cui senso di spontanea nostalgia completa serafiche contemplazioni bucoliche e paesaggi interiori intrisi di dolce malinconia. Si potrebbe obiettare che, in fondo, si tratta del canovaccio più classico di autori quali Nick Drake e Richard Thompson, ma il debuttante inglese si dimostra già sufficientemente maturo per riempirlo della propria personalità, di minimali soluzioni d’arrangiamento e, soprattutto, di dinamiche esecutive estremamente fluide.
Prove ne sono gli inserti di archi e armonica del brano d’apertura “Songs & Rhymes”, l’armonica dolente di “Alexandra” e l’orchestrina folk che ammanta di accenti tradizionali “Tehmina (The Things That I’ve Seen)”. È proprio qui, oltre che nella conclusiva “Ffarwel l’r Bae (For Owain Baglow & Ian Gulley)” ad emergere, fin dai titoli, una poetica salmastra e “torbata”, che rimanda alle narrazioni primigenie del folk gallese e scozzese o anche alle recenti interpretazioni di quest’ultimo da parte di un cantore raffinato come James Yorkston.

Benché non manchino, soprattutto nella parte finale del disco, un paio di passaggi sommessamente introspettivi (“Dirt & Diamond”, “Jenny Jehovah”), le canzoni di Adam Hayes guardano con occhio acuto il mondo esterno, grazie a note e accordi acustici vividi, che vi conferiscono un senso di continuo movimento, sfiorando persino tratti di misticismo da fingerpicker, come in particolare nell’evocativo strumentale “Olivia’s Tune”. La fluidità delle trame armoniche riesce a bilanciare splendidamente lirismo notturno e immediatezza poetica canzoni prive di pretese che Hayes trasforma in piccoli gioielli, quali in particolare “Uncertain Times”, “Derwent Song” e “The Misery Irons”, nonché della miniatura di canzone di nemmeno un minuto, eppure del tutto compiuta, “With The Clear Blue Light Of Morning”.

È comunque l’intera sequenza di “Songs & Rhymes In Uncertain Times” a rivelare doti e sensibilità di un artista tra i tanti nascosti nell’ombra delle infinite autoproduzioni che popolano l’attuale mondo musicale, un artista capace di perpetuare la magia semplice di storie raccontate semplicemente da un uomo con una chitarra e pochissimo di più, ma non per questo affatto scontata o “minore”, anzi ancora una volta tutta da scoprire nella sua combinazione di voce e note acustiche, ogni volta unica come quella delle parole in una poesia.

https://soundcloud.com/user-147768625

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