WE MYTHICAL KINGS – Visitations
(Little Crackd Rabbit, 2015)
Sedici brevi frammenti di elettronica in forma libera segnano il debutto di We Mythical Kings, duo formato da Raz Ullah e Peter Philipson, che in “Visitations” condensano le rispettive variazioni dei segnali prodotti da chitarre e synth.
Tanto pesantemente stravolte da effetti sono le matrici sonore originarie da risultare pressoché irriconoscibili nelle elucubrazioni dei due sperimentatori inglesi, che pure in un delirio di modulazioni, detriti cosmici e drone oscuri non rinunciano a brandelli di armonie sintetiche in progressione (ad esempio in “Ancient Splendor” e nelle oscillazioni di “Coloured By Love”, brani tra quelli meno destrutturati del lotto).
Ciononostante, “Visitations” resta un viaggio visionario e a tratti allucinato in un universo sonoro torbido e a tratti spigoloso, che trova tuttavia sorprendente esito finale nelle riflessive trasparenze acustiche di “The Greater The Beauty, The More Terrible The Death”, emblema di come anche il caos organizzato delle sperimentazioni più ardite condotte attraverso le macchine possa mantenere e palesare il contenuto umano ad esso sottostante.