STRAWBERRY WHIPLASH – Stuck In The Never Ending Now
(Matinée, 2015
Il trasformismo pop dello scanzonato Laz McCluskey continua a fargli indossare alternativamente le vesti di voce e guida dei Bubblegum Lemonade o di semplice autore dei brani e chitarrista degli Strawberry Whiplash, band caratterizzata dalle interpretazioni gentili della vocalist Sandra. È nuovamente il turno di questi ultimi che, per la seconda volta sulla lunga distanza tre anni dopo “Hits In The Car”, rimangono fedeli a una formula di pop chitarristico agrodolce e spensierato, nel solco della migliore tradizione scozzese.
“Stuck In The Never Ending Now” non smentisce infatti le aspettative derivanti dalla precedente produzione del maturo McCluskey, dispensando un’agile sequenza di popsong da tre minuti circa, caratterizzata da melodie cristalline e variopinte sfumature stilistiche, che spaziano da languori jangly a una più robusta grana di fragoroso guitar-pop. Attraverso tali filtri sonori e una sensibilità pop fuori dal comune, l’album declina una miscela di leggerezza solare e consapevole, espressa nel passo svelto e nelle chitarre leggiadre delle varie “Too Close To Call”, “Every Day The Sun Shines Brighter” e “Fly Me Over The Rooftops”, così come nelle contemplazioni sfumate di “All I Ask For Is Everything” e “Ride The Waves To The Shore”, intrise di soffici vapori dream-pop.
Mentre le variazioni più significative sulla consolidata impronta di McCluskey si riscontrano nello sbarazzino passo garage-surf di “Halcyon Morning” e nelle ritmiche danzanti di “A Brave New Scene”, che non smentiscono la complessiva maggiore leggerezza conseguita dagli Strawberry Whiplash in “Stuck In The Never Ending Now”, album che rende plasticamente nei suoni e nelle melodie l’essenza del tema dell’inesorabile passaggio del tempo, centrale nelle canzoni e nello stesso titolo del lavoro, eppure pienamente esorcizzato dal suo immarcescibile spirito indie-pop.