ZAZIE VON EINEM ANDEREN STERN – Fragmente Nie Geschriebener Briefe
(Floe, 2015)
Cinque anni di silenzio seguiti a un debutto dal fascino austero ed enigmatico; cinque anni scanditi soltanto da sketch e bozzetti saltuariamente dispensati attraverso le rete, frammenti appunto, intensificatisi negli ultimi mesi e adesso raccolti in una cassetta in edizione limitata, che torna finalmente a palesare dal punto di vista produttivo Zazie Von Einem Anderen Stern.
Da “Regen: Tropfen” a “Fragmente Nie Geschriebener Briefe”, non è mutata la disadorna attitudine casalinga di Maike Zazie Matern, né la sua espressione attraverso le note del pianoforte. La maturità dell’artista tedesca di origine svedese si attesta tuttavia su forme, se possibile, ancora più scarne rispetto all’esordio; non solo per il minimalismo pianistico, anzi particolarmente vario e a tratti persino nervoso, ma anche e soprattutto perché dalla sua tavolozza è stato espunto pressoché ogni altro elemento, a cominciare dall’elettronica.
Non per questo le sette tracce del nuovo lavoro presentano vuoti o risultano destrutturate, anzi sono molteplici gli elementi che inducono a considerarle il frutto di un’elaborazione organica e intrinsecamente coerente. Innanzitutto, la voce della Mater, in passato presente solo sotto forma di brevi schegge, assurge ad autonomo veicolo espressivo rivelando doti di lirismo evocativo (“Mädchen Vom Anderen Stern”) e toni suadentemente decadenti (“Komm”), mentre le risonanze dell’intimo spazio sonoro nel quale aleggiano le note del pianoforte sono più che sufficienti a sostenerne le armonie variopinte.
Nei tre quarti d’ora del lavoro si alternano infatti riflessioni di appassionato romanticismo (“Für T.”, “Jeden Tag”) e timbriche jazzy soffuse e ridotte all’osso (“Was Dennoch Fehlt”), mentre le stesse armonie pianistiche variano da una solennità inquieta (“Mädchen Vom Anderen Stern”) a una timidezza vellutata che si presta a fungere da accompagnamento a un riflessivo spoken word (la conclusiva “Von Drei Katzen Und Der Eule”).
La Matern dimostra così grande sensibilità nel plasmare la propria musica lavorando per sottrazione e al contempo amplificando strutture compositive il cui incedere lento restituisce la forza discreta di una fragilità sospesa, densa di pathos.