VV.AA. – Berlin Songs Vol. 4
(Self Released, 2015)
Per la quarta volta in dieci anni torna a manifestarsi la raccolta “Berlin Songs”, nata da estemporanei cd-r compilati da Jan Junker e Sebastian Hoffmann, che fin dalla prima apparizione miravano a offrire uno sguardo trasversale sulla pullulante scena artistica della capitale tedesca, concentrandosi in particolare sui suoi aspetti riconducibili alle declinazioni di un folk alternativo, in bassa fedeltà o “anti”.
Il processo di raccolta delle venticinque tracce di “Berlin Songs Vol. 4” è stato particolarmente lungo, essendosi protratto per ben sei anni, nel corso dei quali i due curatori hanno coinvolto nell’operazione una lunga schiera di artisti, come d’abitudine ripartita tra locali e stranieri richiamati dal crocevia di suoni e culture nel quale si è stabilmente trasformata la capitale tedesca.
È dunque possibile cogliere una prospettiva evolutiva dal punto di osservazione degli ottanta minuti che riempiono fino al massimo della capienza il cd di “Berlin Songs Vol. 4”, individuabile nelle contaminazioni tra linguaggi folk e un piglio “indie” che include passaggi corali e sghembe costruzioni da banda. In questo modo scolorano le differenze tra artisti tedeschi e stranieri, percependosi una sostanziale linea di continuità tra i brani di Stanley Brinks (ancora con Freschard) e The Burning Hell rispetto a quelli, ad esempio, di Sorry Gilberto, D. Cooper, MyKey e Alp Baku, che costituiscono una delle sequenze più godibili e tra loro coerenti della tracklist.
Tra i contributi – tutti inediti – alla raccolta, meritano una segnalazione i brevi dispacci rilasciati da Martha Rose e da Masha Qrella, che del folk esplora il lavoro più ricercato e “indie-tronico”, mentre non mancano ulteriori deviazioni come quella dello strumentale d’apertura firmato dai Fenster e quelle in chiave spiccatamente pop di Frozy, Case Van Duzer ed Erfolg.
C’è comunque tutto un modo da scoprire lungo le venticinque tracce di “Berlin Songs Vol. 4”, un mondo geograficamente circoscritto ma in realtà sconfinato, come la musica e in particolare il linguaggio universale del folk, che proprio nel contesto berlinese dimostra la propria duttilità ad essere interpretato in tanti modi diversi e tra loro sorprendentemente complementari. Un piccolo regalo da appassionati per appassionati, compilato e confezionato con una cura che suscita curiosità e merita supporto.