CORROBOREE – Breath Of Dreams
(Self Released, 2016)
Pochi tratti di matita, che disegnano un profilo leggermente scapigliato e dalla barba incolta, come si confà all’iconografia di ogni cantautore che si rispetti; pochi accordi acustici che danzano sulle note di una chitarra, avvolgendosi intorno a melodie soffici e contemplative. L’essenzialità è elemento comune nella musica e nel modo di presentarsi di Corroboree, solitario cantautore del quale non è dato conoscere il nome né informazioni ulteriori alle cinque tracce del suo corposo Ep di debutto, scritte nel suo rifugio collinare californiano, prospiciente all’Oceano Pacifico.
Di notturni sentori oceanici sono infatti intrise le canzoni di “Breath Of Dreams”, serafiche ballate alla luna che uniscono intimismo meditativo e moderata evocatività, combinando un picking non privo di un certo dinamismo (“Sweet Days” e la title track) alle morbide armonizzazioni di un timbro vocale dolcemente malinconico, eppure dotato di un compassato lirismo e di una fluida sensibilità melodica (“Crooked Paths”, “Between Us”).
Su tali basi prendono forma canzoni placide come una marea notturna, appena increspate da una risacca che culla per durate in media superiori ai cinque minuti, senza con ciò appesantire la lieve poetica di Mr. Corroboree che, un po’ come Paul Cataldo sui monti della costa orientale, ha trovato di fronte alle distese oceaniche il contesto ideale per trasformare in canzoni il diario di un florido isolamento immerso in un’immensità naturalistica.
music won't save you 