JAMES BATTY – Sanctuary (Overtones And Deviations)
(Zeromoon / Frozen Light, 2016)
È prassi ormai consolidata quella per cui il pianoforte costituisce spesso il fulcro intorno al quale si costruiscono molteplici sperimentazioni di minimalismo neoclassico: solo, inframezzato da risonanze ed effetti ovvero variamente “preparato” in modo da sfruttarne caratteri e timbri nascosti al suo interno.
Tutte queste modalità di amplificazione dello spettro espressivo del pianoforte sono esplorate contemporaneamente da parte del compositore inglese James Batty, il cui album di debutto è una sorta di catalogo enciclopedico delle potenzialità dello strumento, presentate in una pluralità di forme più o meno manipolate. Il risultato dell’applicazione di diverse tecniche di esecuzione, filtraggio e registrazione da parte di Batty è condensato nelle undici tracce di “Sanctuary (Overtones And Deviations”, nelle quali a fronte di scarni passaggi di disadorna essenzialità armonica, il pianoforte è piuttosto letteralmente trasfigurato, fin quasi a perdere la propria identità in strati di risonanze che popolano un’ambience granulosa e spettrale.
L’approccio dell’artista inglese non è tuttavia soltanto manipolativo, visto che il dialogo da lui innestato tra pianoforte, synth, chitarre e violino risponde piuttosto a una post-modernità cameristica che in luogo dell’immediatezza suggestiva predilige l’esplorazione degli infiniti spazi sonori all’interno e all’esterno del pianoforte. Un lavoro estremamente interessante.