FRANK BAKER – The Silence Of The North
(Whitelabrecs, 2016)
Cosa succede quando il fragore delle chitarre si cheta e le speculazioni intellettuali della sperimentazione lasciano spazio alla pura suggestione emozionale? Probabilmente qualcosa di molto simile a quanto il navigato sound artist tedesco Frank Baker ha condensato nei dodici brani di “The Silence Of The North”, per la realizzazione dei quali ha svestito le sue personalità artistiche parallele (quella ambient-drone di Noonsize e quella post-rock di Hawks From The Ocean Abyss) per presentarsi semplicemente sotto il proprio nome con un’opera di solo pianoforte.
Oltre il rumore di fondo, oltre ogni sovrastruttura, resta la sola contemplazione, quella di un cielo nordico e delle sue ovattate risonanze, scandite da note pianistiche delicate ma decise, il cui incedere austero si manifesta ora in melodie essenziali, ora e più spesso si presenta sotto forma di rade vibrazioni armoniche, sospese su interstizi silenti. È quanto basta a Baker per creare una sequenza di bozzetti più o meno organici, pennellati da un pathos notturno e dalla quotidiana meraviglia di una contemplazione suscitata da un percorso interiore piuttosto che da una scoperta esterna.
In tale esile contesto, le frequenze granulose di “Canned Cold” e la crepitante apnea di “Submarines” costituiscono gli sparuti detriti sonori gravitanti intorno alle pièce pianistiche di Baker, nelle quali definizione ambientale e assorta percezione emotiva si fondono nella quiete preziosa di una notte con lo sguardo rivolto verso l’alto, verso il nord infinito.