pascal_pinon_sundurPASCAL PINON – Sundur
(Morr Music, 2016)

Come può cambiare la vita di due giovanissime musiciste, nel volgere di pochi anni: le gemelle Jófríður e Ásthildur Ákadóttir avevano debuttato ancora nel pieno dell’adolescenza su un’etichetta prestigiosa quale Morr Music con un disco di folktronica casalinga giocosa, frizzante e delicatamente ingenuo. Da quella prima testimonianza del loro duo Pascal Pinon sono trascorsi ormai sei anni, nel corso dei quali le due ragazze erano già tornate a fare musica insieme (“Twosomeness”, 2013), nonostante con l’età (più) adulta le loro strade si stessero gradualmente allontanando e ciascuna delle due cominciasse a seguire quelle parti della propria personalità artistica non del tutto sovrapponibile con quella dell’altra.

Così, mentre Jófríður si lanciava nella sempre più pervasiva avventura electro-pop dei Samaris (con risultati che nel recente “Black Lights” hanno cominciato a diventare discutibili), Ásthildur si è trasferita in Olanda per proseguire i propri studi classici di pianoforte e composizione. Le loro strade, sempre più distanti sia dal punto di vista delle finalità artistiche che ora anche dal punto di vista fisico, si incontrano adesso nuovamente nel terzo album del loro duo, formato che nonostante le difficoltà logistiche le gemelle islandesi non intendono affatto abbandonare.
Le rispettive esperienze intercorse dal precedente lavoro e la difficoltà di ritrovarsi a suonare insieme rappresentano elementi fondamentali del loro terzo album “Sundur” (termine che significa appunto “insieme”), registrato in appena due giorni col supporto del padre Áki Ásgeirsson, che vi ha contribuito anche nelle scarne parti di ritmiche acustiche.

In sostanza, il folk adolescenziale dell’esordio appare un ricordo appannato nelle undici tracce di “Sundur”, che invece uniscono, combinandole variamente, l’attitudine classica di Ásthildur e la curiosità per l’elettronica di Jófríður, entrambe declinate nell’intima dimensione di una confidenza personale e creativa niente affatto depotenziata dalle recenti distanze. Fin dall’iniziale “Jósa & Lotta”, il pianoforte assurge a strumento caratterizzante del lavoro, in ballate dal gusto elegantemente malinconico e notturno (“Spider Lights”, “Orange”, “Ást”), nelle quali le voci delle due tornano a ricamare fragili intrecci armonici; gli stessi che, peraltro, ricorrono nelle minimali aperture cameristiche di “53”, ma anche nei brani improntati a un’elettronica vaporosa (“Forest”, “Babies”) e nelle residue tracce di una vivacità giocosa, combinate con un fascino interpretativo misterioso che rimanda alla tradizione folk islandese (“Fuglar”, “Skammdegi”).

Per tutti questi motivi, “Sundur” risulta dunque un lavoro per certi versi sorprendente, se parametrato a un passato pur ormai così distante da non fare quasi più testo, ma soprattutto attesta l’ispirato equilibrio maturato tra le attuali dimensioni espressive di due musiciste distanti ma inevitabilmente legate da una grande affinità istintiva, pienamente dimostrata dal loro semplice ritrovarsi, insieme.

http://pascalpinon.com/

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