LEGIAC – The Voynich Manuscript
(Dronarivm, 2016)
L’immagine di copertina e il titolo, mutuato da quello di un manoscritto illustrato del quindicesimo secolo, rispecchiano già in maniera fedele la surreale complessità del contenuto del terzo lavoro realizzato dal duo di Roel Funcken (Funckarma) e Cor Bolten, che dà continuità al recente “The Faex Has Decimated” (2015), seguito invece a un’assenza della sigla Legiac durata ben otto anni.
In particolare, “The Voynich Manuscript” rappresenta una nuova prova dell’approccio elettronico dalle infinite sfaccettature dei due artisti tedeschi, che tuttavia tempera in maniera significativa l’accento in precedenza posto su glitch e frammentazioni ritmiche. Non che nei suoi undici brani manchino dinamiche a tratti anche pronunciate (in particolare quelle pulsanti di “The Din Skided”) ma l’essenza di “The Voynich Manuscript” ruota tutta intorno a visioni ambientali filtrate da una lente screziata.
Come tali, gli stranianti paesaggi sintetici che ne risultano sono dominati da bagliori acidi e nebulose frequenze cosmiche, dando così luogo ad oltre cinquanta minuti di immersione in un’ambience ipnotica, che raggiunge il suo culmine in brani quali “Bycam Fosfane” e “Bognitive Cypass”, coniuga dilatazioni dense di vapori chimici e sognanti derive sci-fi.