IAN FISHER – Koffer
(Snowstar, 2016)
Non potrebbe esserci più efficace sintesi simbolica della valigia per identificare, fin dalla copertina e dal titolo (in tedesco) del suo secondo album, l’arte cantautorale di Ian Fisher. A breve distanza dalla combinazione di lirismo romantico e vibranti passaggi elettrici del debutto “Nero”, proprio la vita condotta negli ultimi dall’artista del Missouri in giro per l’Europa ha funto da prologo e da motore di ispirazione degli undici brani raccolti in “Koffer”, lavoro non a caso realizzato con la collaborazione di musicisti operanti sulle sotterranee scene country-folk di Vienna e Berlino, le città che hanno costituito le basi per la vita di “viandante con la chitarra” di Fisher.
Così, stazioni, partenze, storie di ordinaria scoperta e spaesamento popolano le canzoni di “Koffer”, nelle quali lo spirito bohémien di Fisher non dimentica tuttavia le proprie radici, né tanto meno illanguidisce la propria scrittura, anzi nell’occasione estremamente dinamica. Benché non manchino più riflessive ballate velate di polvere e nostalgia (“Thinkin’ About It”, “Settlin’ In” e “Nothing”), “Koffer” è un lavoro denso di propulsioni ritmiche e occasionali graffi nervosi, che rimanda al classico folk elettrico americano, sfiorando persino accenti di un rock d’annata (in particolare nella title track e in “Hail Mary”).
Cambiando registri come abiti di scena e di viaggio, Fisher mantiene tuttavia lungo tutto il lavoro il comune denominatore delle sue interpretazioni decise e sentite, il cui palpitante timbro dylaniano si attaglia alla perfezione alle sue storie di passaggio attraverso luoghi e sensazioni, impresse invece in un nuovo diario di canzoni, ovviamente “on the road”.