THE SMITTENS – City Rock Dove
(Fika Recordings, 2018)
Rientra forse nella mutevolezza connaturata all’indie-pop la presentazione da parte degli Smittens del loro sesto album come il frutto di un momento di transizione. Curioso, anche perché la medesima definizione era stata alla loro ultima testimonianza discografica, il mini “Love Record Breaker“, risalente ormai a quattro anni fa. Estremamente definito è invece il carattere di fondo della band del Vermont, che in circa tre lustri di onesta militanza ha senz’altro maturato il proprio approccio alla scrittura – appannaggio di ben quattro dei suoi sei componenti – che in “City Rock Dove” trova coronamento al tempo stesso colto e divertito.
Assistita nuovamente dal missaggio di Gary Olson (Ladybug Transistor), la band condensa infatti nel lavoro un piccolo trattato sul pop d’autore, spaziando tra sonorità, atmosfere e riferimenti stilistici con leggerezza e padronanza tali da sfumare davvero al minimo le possibili cesure determinate dall’avvicendamento degli autori e delle voci. Residue tracce twee, omaggi al “tontipop” spagnolo, scanzonati uptempo e melodie di agrodolce zucchero filato scorrono infatti lungo l’agile corso del lavoro, insieme a un campionario di sensazioni stagionali e palpitazioni emotive, attraversate tuttavia da considerazioni socio-politiche proprie appunto di un approccio adulto e sottilmente ironico al multiforme linguaggio del pop, che come tale non ha età.
Ciò non significa che tra le quattordici canzoni di “City Rock Dove” non ci sia da divertirsi, anzi c’è solo l’imbarazzo della scelta, tra le varie “Love Is A Word”, “Cats For Cats”, “Infinity Pools”, “Kiss Me In The Morning” e altre ancora, nella ricerca della popsong perfetta per rendere l’estate una stagione niente affatto banale.