GRIMM GRIMM – Cliffhanger
(Some Other Planet / Lady Sometimes, 2018)
Tanto ampia è l’estensione internazionale del progetto Grimm Grimm, quanto estremamente variegati dal punto di vista stilistico e temporale sono i riferimenti del suo secondo lavoro sulla lunga distanza, “Cliffhanger”. L’album, che ha visto una propaggine produttiva anche in Italia attraverso l’acuta etichetta Lady Sometimes, è infatti una perfetta sintesi di linguaggi pop passati, presenti e futuribili, elaborata dalla sensibilità di Koichi Yamanoha, giapponese residente a Londra con un passato negli Screaming Tea Party che nei dodici concisi brani di “Cliffhanger” fa quasi tutto da solo, suonando con indifferentemente basso, chitarra acustica e synth.
Alla varietà degli strumenti corrisponde appieno quella dei suoni, che spaziano con grande leggerezza dal pop più zuccherino ad atmosfere moderatamente inquiete, da semplici accordi acustici a un piglio di trasognata psichedelia vintage, da omaggi wave a spunti di minimalismo retro-futurista. Così, nel corso dell’agile scaletta del lavoro, si può persino finire disorientati tra le tastiere visionarie di “Take Me Down To Coney Island” e la coralità stralunata di “Ballad Of Cell Membrane”, tra gli arpeggi acidi di “Final World War” e le chitarre arrotondate della cover dei Misfits “Hybrid Moments”.
Il nucleo centrale dell’odierna fisionomia artistica di Yamanoha traspare tuttavia in particolare nella delicata grazia pop della title track e di “Si”, entrambe impreziosite dalla presenza di aggraziate voci femminili (rispettivamente Dee Sada e Charlotte Marionneau di Le Volume Courbe), che orientano il sapore sixties che impregna un po’ tutto il lavoro in una pregevole direzione Belle And Sebastian. Non tutto è però placido e sognante tra i solchi di “Cliffhanger”, lavoro altresì costellato da scie sintetiche a tratti persino inquiete, che plasmano la sottile nostalgia pop di Yamanoha in maniera personale e piacevolmente obliqua.
curioso!
grazie*