NICOLE OBERLE – Skin
(Whited Sepulchre, 2020)
Non è una musicista sperimentale come tante altre Nicole Oberle, giovanissima statunitense che dall’inizio dello scorso anno ha cominciato a rilasciare in formato digitale sulla propria pagina Bandcamp una vasta collezione di manipolazioni sonore e scheletri di canzoni in bassa fedeltà. Lo conferma pienamente “Skin”, sua prima uscita in formato fisico (una cassetta a tiratura limitata), nei cui brani Nicole mette in mostra una personalità inquieta e sfaccettata, che fin dalle prime frequenze mostra di saper travalicare ampiamente i canoni dei linguaggi ambient-drone.
Il suo approccio presenta infatti aspetti di ruvidezza, amplificati dalla marcata impronta lo-fi delle registrazioni, ma comunque ben presenti e culminanti in distorsioni e spettrali clangori. Tra gli aspetti salienti che emergono da “Skin” vi è tuttavia anche una non scontata dimensione dinamica, sotto forma di pulsazioni notturne, che fanno da contrappunto a risonanze chitarristiche sempre più rotonde e ipnotiche, a loro volta tali da rivelare sorprendenti risvolti armonici, sotto forma di riverberi e arpeggi sognanti, tra i quali si affacciano timidi frammenti vocali.
“Skin” si segnala dunque come testimonianza ricchissima di spunti di una sensibilità niente affatto comune, che merita una incuriosita scoperta, da estendere anche alle precedenti emissioni digitali.