DENISON WITMER – American Foursquare
(Asthmatic Kitty, 2020)
Tra gli innumerevoli cantautori che perpetuano ogni giorno quella tradizione americana rivitalizzata negli ultimi decenni e ormai stabilmente sdoganata persino nel mondo “indie”, ve ne sono soprattutto di “minori” e outsider, che lo fanno per la pura passione di scrivere canzoni, molto distanti dalle luci dei riflettori.
Ebbene, Denison Witmer potrebbe esserne il perfetto rappresentante, con i suoi venticinque anni di carriera, la cristallina delicatezza del suo timbro vocale e del picking e, ultimamente, i tempi di produzione assai dilatati. Sono trascorsi infatti ben sette anni da quando al songwriter della Pennsylvania si erano aperte, con un album non a caso omonimo, le porte della Asthmatic Kitty del suo amico e vecchio estimatore Sufjan Stevens, senza tuttavia scalfirne la consolidata dimensione “di culto”.
Dalla scarna dimensione acustica di quel lavoro riparte “American Foursquare”, nuovamente elevando l’essenzialità a codice espressivo di un intimismo tuttavia mai retorico, mai ostentato, e di una apparente fragilità che non cessa di incantare per la sua estrema naturalezza. Ciò non è affatto contraddetto dalla realizzazione del lavoro insieme a Thomas Bartlett (Doveman, nonché affermato produttore e arrangiatore) e dal missaggio finale realizzato a Seattle, insieme a Andy Park (Death Cab For Cutie, Pedro The Lion); l’affacciarsi, tra le pagine del personale diario tenuto da Witmer in forma di canzoni, di arrangiamenti d’archi, contrappunti vocali e inserti di chitarra elettrica non fa infatti altro che sottolinearne la preziosa delicatezza e la profondità emozionale, senza alterarne l’impianto.
I dieci brani che formano il lavoro costituiscono i frutti dolcemente malinconici dell’interazione con il più ampio contesto strumentale, che risulta di volta in volta nei frizzanti florilegi di “Birds Of Virginia” e “Robin” o nelle aperture di riflessivo romanticismo della title track e di “Roseanne”. Tuttavia, l’estrema misura con la quale a volte un semplice inserto d’archi rifinisce ballate in penombra su chitarra acustica e pianoforte lascia in primo piano il senso armonico e la dolcezza del songwriting di Witmer, da assaporare con calma e a suo modo riassumibile proprio attraverso il titolo di uno dei brani in scaletta: “Simple And True”.