MEANWHILE.IN.TEXAS – Heimat
(Secret Press, 2020)
Aprire un lavoro con un brano intitolato “Endless Melancholy” dice già molto di quello che ci si può aspettare dal contenuto; l’indizio fa il paio con il titolo del lavoro stesso, che rimanda a pionieristiche visioni cinematografiche e a una narrazione estremamente personale, domestica appunto. “Heimat” costituisce infatti una vera e propria immersione da parte di Angelo Guido nei luoghi e nei ricordi della propria biografia, immancabilmente tradotti in suoni plasmati appunto a partire da frequenze raccolte nella zona del brindisino nella quale risiede.
Eppure, vi è ben poco di concettuale o costruito nei nove brani in scaletta, che seguono piuttosto un itinerario di sentita partecipazione emotiva, ben percepibile nella densa miscela di chitarre e tape loop, ma anche sparse note di pianoforte che si avvicendano in una sequenza dalle ricorrenti suggestioni visive e naturalistiche, in particolari nei passaggi nei quali i field recordings affiorano in maniera più evidente in superficie. Significativa è la differenza rispetto alla rumorosa inquietudine del recente “Endless Decay”, poiché il suono di “Heimat” è tanto vaporoso e avvolgente da sfiorare spesso una declinazione persino romantica delle manipolazioni chitarristiche.
È appunto più che sufficiente la materia sonora – in prevalenza liquida ed evanescente come la memoria umana, ma anche vicina e tangibile – a rendere emblematico l’itinerario di Angelo Guido attraverso luoghi a lui familiari, dai cui ricordi ha probabilmente tratto il suo lavoro più sentito e affascinante. Drone music with a heart.