THE BV’S
Taking Pictures Of Taking Pictures
(Kleine Untergrund Schallplatten / Shelflife, 2024)

Dei BV’s si erano quasi perse le tracce, ma non certo la memoria, quanto meno da parte degli indefessi innamorati di sonorità nostalgiche tra indie-pop e post-punk.

Nei cinque anni trascorsi dal precedente “Cartography”, Josh Turner e Frederik Jehle sono tornati a lavorare fianco a fianco in Germania, inoltre, almeno a giudicare dalla foto di apertura del loro sito ufficiale, hanno ampliato in quartetto la formazione base della loro creatura artistica. In parallelo, sembra ulteriormente maturata la loro capacità di confezionare piccole gemme pop, che continuano senz’altro ad affondare le proprie radici nelle sonorità eighties che vanno dai primi Cure alla Sarah Records, da venature kraut a evanescenti onde elettriche.

Pur alquanto concettuale nel titolo e nella stessa copertina, “Taking Pictures Of Taking Pictures” si rivela, brano dopo brano, un album di immediatezza coinvolgente, capace di prendere per mano l’ascoltatore, guidandolo in un immaginario di vaporosa malinconia, sospeso a mezz’aria tra tenebrose nubi sintetiche e luminosi riflessi di chitarre scampanellanti. Su questo fondale ben definito, la band anglo-tedesca pennella una sequenza di dieci cartoline (anzi, fotografie…) invece costellate da un’infinità di diverse sfumature, capaci di spaziare dal vivace pop elettrico dell’iniziale “Clipping” e di “Sundays”, prossimo alla solarità dei Pains Of Being Pure At Heart che ai brumosi modelli dei decenni precedenti, alle austere cadenze post-punk di “Breakdown” e di “Warp”, le cui iniziali linee di basso omaggiano in maniera evidente i Cure di “Pictures Of You”.

Benché non manchino limpidi saggi della classe di Turner e Jehle nella scrittura di canzoni pop dal sapore al tempo stesso dolcemente sognante e malinconico, mutevoli come l’atmosfera di una primavera nordica (“I Can’t Stand The Rain”, “Blue / Golden Sunshine”), le continue variazioni di temi e sonorità che caratterizzano il lavoro sembrano trovare il loro apice nei brani invece sfuggenti ai pur mai rinnegati canoni indie-pop. È il caso della title track, con il suo piglio frizzante che emerge da soffici texture di chitarre jangly, ma soprattutto delle lunghe derive strumentali di “D../”, che chiude l’album su ali di oscura psichedelia, e della sequenza formata da “Anything” e “Kleber”, con la prima a proiettare in un universo di riverberi avvolgenti, ideale traduzione kraut degli Slowdive anche per le cupe timbriche del cantato in tedesco, e la seconda a proseguire il percorso in chiave decisamente più lieve, fino a culminare nel ritorno a melodie zuccherine.

Insomma, pur non facendo alcun mistero delle proprie molteplici ascendenze, “Taking Pictures Of Taking Pictures” è tutto fuorché un album monocorde o esclusivamente avviluppato nella nostalgia; è anzi la testimonianza di come una non comune capacità di scrittura e rielaborazione possa rimescolare una pluralità di spunti stilistici, radicati nella biografia e nelle passioni di musicisti dei giorni nostri, fino a creare una eccellente sintesi di immediatezza pop e ricercata varietà sonora.

http://www.thebvsband.com/

Lascia un commento

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.