GIARDINI DI MIRÒ – Good Luck
(Santeria, 2012)
Sempre più lontani dall’etichetta di quell’originario post-rock che ancora capita di veder loro accostata, i Giardini di Mirò hanno voluto prendersi tutto il tempo necessario per realizzare il seguito di “Dividing Opinions” (2007). I cinque anni intercorsi sono stati intervallati dalla sola sonorizzazione in tre movimenti di un cortometraggio d’inizio Novecento (“Il Fuoco”, 2009), ma hanno soprattutto costituito un periodo di lavoro alla ricerca di nuove soluzioni sonore, che in “Good Luck” passano anche attraverso nuove collaborazioni, come quelle con Sara Lov, Stefano Pilia e Angela Baraldi.
L’album che ne risulta è tanto conciso quanto ricco di sfaccettature, pur recando la firma riconoscibile della band emiliana nell’equilibrato dosaggio di romanticismo ed elettricità di “Spurious Love” e “Ride”, brani che si collocano in sostanziale linea di continuità con la formula raggiunta nei due dischi precedenti. Può invece sorprendere un po’ vedere i Giardini di Mirò alle prese con le rarefazioni dreamy di “There Is A Place” (cantata dalla Lov) o con i riverberi tenebrosi di “Time On Time” e le austere cadenze di “Rome”, omaggio denso di sfumature, che deflagra in una torbida impennata finale.
Poco al di sotto delle apparenze, in “Good Luck” si ritrova inalterata l’impronta che ha fatto dei Giardini di Mirò una delle band italiane più significative dell’ultimo decennio. Sarebbe assurdo pretendere oggi da loro la medesima spinta propulsiva degli esordi, così come anche lamentare la presenza di un’evoluzione stilistica tuttavia sempre molto fedele a sé stessa. Di confortante, nell’ascolto del disco, c’è infatti soprattutto la rassicurante consapevolezza della coerenza di Jukka Reverberi e soci, a fronte di una maturità che li ha indotti ad avventurarsi in variazioni un tempo difficilmente prevedibili. E, comunque la si pensi, almeno questo ai Giardini di Mirò di “Good Luck” non può non essere riconosciuto.