MIREL WAGNER – Mirel Wagner
(Friendly Fire, 2012)

Le origini etiopi e il passaporto finlandese basterebbero da soli a sfatare qualsiasi luogo comune a proposito della ventitreenne Mirel Wagner. L’ascolto del suo omonimo debutto travalica invece ogni possibile pregiudizio relativo alla categorizzazione della musica nera.

Di nero, i nove brani acustici dei quali si compone il disco hanno soprattutto l’umore tetro e desolato (“your love drags me down, like clothes when you swim”, tanto per rendere l’idea), mentre spirito e minimalismo armonico sono quanto di più vicino a Nick Drake ci si possa attendere da un’interprete femminile. È solo la voce, calda e pastosa ma distante anni luce da ogni cliché etnico, a tradire in parte le origini dell’artista, le cui canzoni potrebbero invece essere state scritte indifferentemente in una stanza immersa nella brughiera o nel casolare nei boschi di Mi And L’Au.

Ricordi d’infanzia si intrecciano con temi escatologici e immagini tenebrose in ballate cesellate da un picking ipnotico, il cui stesso tepore è sufficiente a richiamare l’attenzione su una scrittura dalla schiettezza semplice e disarmante. L’asprezza bluesy della Wagner trova poi adeguato bilanciamento nell’incanto sognante delle atmosfere create e in una sensibilità melodica capace di confezionare ballate efficaci e toccanti come le varie “To The Bone”, “No Death” e “No Hands”.
Una rivelazione inaspettata, da non lasciarsi sfuggire.

(pubblicato su Rockerilla n. 380, aprile 2012)

http://mirelwagner.com/

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