DYLAN LEBLANC – Cast The Same Old Shadow
(Rough Trade, 2012)

Che la conferma sia difficile è senz’altro un luogo comune, ma anche qualcosa di molto vicino alla realtà quando si tratta di un giovanissimo che aveva impressionato con un debutto della levatura di “Pauper’s Field” (2010).

A ventidue anni, Dylan LeBlanc si mostra consapevole di ciò, tanto da accantonare in parte la classicità cantautorale dell’esordio in favore di una formula più ambiziosa, seppur parimenti in grado di supportare la profondità del suo già maturo lirismo espressivo. Per sua stessa ammissione ispirato da George Harrison, ma anche da Gene Clark, “Cast The Same Old Shadow” sposta l’attenzione dell’artista della Louisiana verso narrazioni soulful, corredate da arrangiamenti cinematici e da una tiepida aura che sa di Stati del Sud e di grandi spazi.

L’intenso timbro vocale di LeBlanc si snoda su ricchi tappeti d’archi e note di pianoforte, delineando la sua personale declinazione di una malinconia che non smarrisce l’intimo realismo di brani quali “Where Are You Now” e “Comfort Me”, ma si cimenta anche con le immagini visionarie dell’iniziale “Part One: The End” e della stessa title track.

Ed è proprio una vecchia ombra, un’immagine immutata, a simboleggiare il cambiamento interiore di Dylan LeBlanc e l’evoluzione di modalità espressive adesso più articolate, che ne confermano il talento cristallino, rivelandone una versatilità in grado di affermarlo su una scala più vasta rispetto a quella del solo cantautorato folk.

(pubblicato su Rockerilla n. 385, settembre 2012)

[youtube http://www.youtube.com/watch?v=AcHQk3aPLnE]
http://www.dylanleblanc.com/

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