EQUIMUS – Equimus
(Soft Corridor, 2012)
Si potrebbe cominciare a pensare che il Belgio possa diventare la nuova Svezia, o quanto meno la nuova Islanda. Dimensioni e “densità artistica” non sembrano paragonabili, ma sta di fatto che da qualche tempo a questa dal regno del leone rampante provengono segnali di grande fermento, prove discografiche di grande valore – basti pensare a The Bear That Wasn’t o Sleepingdog, ma anche al recente caso di Tides Of The Blue Moon – e soprattutto una serie di piccole etichette e netlabel dalle quali si può desumere grande vitalità espressiva.
Ultima iniziativa in ordine di tempo è quella di Soft Corridor, autodefinita micro-label da poco lanciata da Julien Lambrechts con l’intento di produrre edizioni in tiratura limitate e molto curate dal punto di vista materiale. La sua prima pubblicazione, in sole cinquantacinque copie in cd-r, è l’omonimo mini album di debutto di Equimus, progetto del connazionale Maël Tailler. Nei sette brani del lavoro, l’artista belga si candida a erede di Laurent Girard attraverso declinazioni variopinte di un’elettro-acustica da cameretta, capace di accelerazioni in chiave prossima a certa idm (“Baraki”, “Ministry Of Truth”) e in genere caratterizzata da loop screziati e iterazioni irregolari (“Elecrtic Birth”).
Il meglio, tuttavia, della mezz’ora di musica proposta da Tailler, va riscontrato nei giocosi passaggi folktronici, inframezzati da propulsioni analogiche interstellari (“Précieuse”), e soprattutto nelle calde tonalità notturne della conclusiva “A Warm Dead Place”.
Da segnalare il mastering del disco ad opera di Fraser McGowan (Caught In The Wake Forever).