ZELIENOPLE – The World Is A House On Fire
(Type, 2012)

I tre anni che separano il nuovo lavoro degli Zelienople dal precedente “Give It Up” hanno visto il terzetto chicagoano proseguire su quella via di riequilibrio tra le componenti improvvisate della sua musica e lente costruzioni melodiche, che nelle declamazioni di Matt Christensen trovano complemento solenne e sognante al tempo stesso.
Proprio la voce e prima chitarra della band è stato protagonista, lo scorso anno, di una delicata prova solista (“A Cradle In The Bowery”), dedicata alla nascita della sua primogenita e densa di languidi affreschi notturni in chiave parzialmente acustica.

L’andatura trasognata e la atmosfere rarefatte di quel disco e del precedente con la band al completo vengono accentuate nei sette brani di “The World Is A House On Fire”, nella duplice direzione di un suono ancor più espanso e di una maggiore definizione melodica.
Non che in questo modo gli Zelienople abbiano rinunciato a modalità esecutive in presa diretta, né a saltuarie torsioni spigolose; semplicemente, nell’album si percepisce un processo di affinamento in sede di scrittura e di produzione, che ne rende estremamente coesi i passaggi tra le tracce, tutte espressione di un unico flusso sonoro e di coscienza. L’incedere allucinato dell’iniziale “The Southern” – il cui incipit “I’m afraid to move” suona come una dichiarazione d’intenti – stabilisce da subito un mood spettrale, temperato soltanto dal cadenzato svolgersi di una melodia lentamente declamata da Christensen, che quasi potrebbe far pensare ai pezzi più statici di Piano Magic.

Anche laddove la grana sonora si addensa, lasciando emergere magmatiche increspature rumorose (“Chemist”) e segmentazioni ritmiche più pronunciate, la permanenza di texture sintetiche e riverberi chitarristici (“Colored”) riconduce il flusso del lavoro nell’alveo di una continuità dai contorni tutto sommato regolari. È ai margini di questo “nocciolo duro”, in fondo, che si muove l’universo di “The World Is A House On Fire”, costellato di volta in volta da torsioni elettriche, sparute note di sax e una miriade di impulsi, che ne segnano lo scorrere di un tempo lento ma irregolare.
Tutto ciò non altera tuttavia l’impianto fondamentalmente minimale della musica degli Zelienople, qui a un nuovo stadio evolutivo di una psichedelia al rallentatore, nella quale simulacri melodici e particelle di suono si ricombinano in continuazione in forme espressive più o meno organiche, ma sempre frutto dense di un fascino obliquo, sottilmente straniante.


http://zelienopleband.com/

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