GABRIEL SALOMAN – Adhere
(Miasmah, 2012)
Mentre il suo ex sodale Pete Swanson sta continuando a perseguire impervie sperimentazioni noise-drone, accentuandone i caratteri sintetici, Gabriel Mindel Saloman, altra metà dei disciolti Yellow Swans, si è concesso un più duraturo periodo di riflessione prima di ripartire nella sua attività solista, rimasta ferma a collaborazioni antecedenti il 2008.
Le sette composizioni delle quali si compone “Adhere” portano in primo piano la sensibilità del musicista canadese, in forme in fondo analoghe a quelle che, in Yellow Swans, potevano già percepirsi come presenti, ancorché sovrastate da rumorose coltri sintetiche. Di tutta evidenza, quella da lui apportata alla band era dunque la componente più dimessa e riflessiva, finanche romantica benché pur sempre densa di inquietudine.
Può infatti considerarsi musica per un tenebroso ensemble da camera quella contenuta nei trentaquattro minuti dell’album, incentrati in prevalenza su archi, pianoforte e percussioni, ma non alieni da detriti sonori in forma di torsioni drone. Quest’ultima componente risulta particolarmente evidente nella terza e nella settima delle pièce prive di titolo che danno forma ad “Adhere”, nelle quali i filtraggi elettronici tornano a distorcere, rendendola abrasiva, la superficie di brani altrimenti a prevalenza acustica.
Il cuore del lavoro può, infatti, riscontrarsi nelle austere folate d’archi che lo introducono e nelle sparse note di un pianoforte spettrale, che puntellano qua e là buona parte dei brani. Tra saturazioni in costante moto centripeto, scosse percussive e ritmiche dai contorni a tratti persino jazzy, i sette episodi di “Adhere” disegnano scenari di inquietudine entropica, puntando sulla graduale costruzione della tensione, piuttosto che sulla violenza dell’impatto.
Ne risulta un album denso di sensazioni sinistre – come tale, perfettamente coerente con le sonorità dell’etichetta che lo pubblica – il cui pronunciato contenuto emotivo lascia intravedere i nuovi orizzonti di Gabriel Saloman, adesso a proprio agio nelle nuove vesti di meditativo artefice di foschi paesaggi di dark-ambient cameristico.