WOODPECKER WOOLIAMS – The Bird School Of Being Human
(Robot Elephant, 2012)
Non solo Joanna Newsom; sarà scontato, ma visti i peana riservati in ambito indipendente a ogni sua nuova uscita, va forse ricordato che la verbosa e stridula interprete di Nevada City non ha certo inventato le sonate per arpa in ambito folk, che (per fortuna) hanno sempre visto cimentarsi artiste dalle sensibilità diverse.
Una delle più interessanti affacciatesi sulle scene negli ultimi tempi è Gemma Williams da Brighton, alias Woodpecker Wooliams, che già da qualche anno utilizza lo strumento a corde per divagazioni folk e torsioni sperimentali (nella sua breve discografia, oltre all’album “Diving Down” del 2009, una collaborazione con Black Eagle Child e un limitatissimo mini per la palermitana The Wool Shop Productions).
Allo stesso modo, la mezz’ora di “The Bird School Of Being Human” passa in rassegna in sette brani il suo spettro espressivo, fatto di semplici canzoni folk (“Gull”, “Magpie”) interpretate con vibrante intensità, ma non alieno da torsioni vocali di aspra inquietudine (quasi bjorkiane in “Dove”), che nelle spasmi elettrici di “Crow” e nell’accidentata elettronica in bassa fedeltà di “Sparrow” trova esplicitazione tanto ampia quanto, a tratti, discutibile.
Lungi dall’atteggiarsi a mera conservazione, il lirismo folk dell’artista inglese convince di più quando si limita a forme a lei più congeniali, mentre è come se la volontà di discostarsi a tutti i costi dai canoni (o da comparazioni immotivatamente ingombranti) la portasse ad eccedere, fino a stravolgere quanto invece le appare più congeniale; ovvero incantate ballate sull’apra, agrodolci sogni acustici pennellati da un’artista dalla sensibilità variegata, che per farsi apprezzare su ampia scala dovrà probabilmente solo rendere organiche le sue tante idee.