CAITLIN CANTY – Golden Hour
(Self Released, 2012)
Newyorkese d’adozione, ma con le radici ben salde nel suo Vermont, Caitlin Canty è una cantautrice estremamente sobria, che non declina l’essenzialità dei suoi brani in un intimismo da cameretta, bensì offre declinazioni del suo songwriting dimesso e confidenziale secondo gradazioni stilistiche che traggono le mosse dal folk più classico, senza tuttavia disdegnare la tradizione country.
L’ampiezza dei suoi orizzonti artistici ricorre negli undici di brani di “Golden Hour”, secondo disco sulla lunga distanza dopo “Green” del 2007 e una serie di Ep e collaborazioni di estrazione eterogenea, che comprendono tanto semplici armonie acustiche quanto ambientazioni sonore che spaziano da tinte crepuscolari a più tenebrose sfumature southern gothic.
Il tutto è ricondotto a unità dalla voce suadente della Canty, capace di una lieve espressività nei brani più scarni, ma anche di inarcarsi in torsioni elettriche e ballate rese alternamente tese o vivaci dal supporto ritmico della band che la accompagna.
Benché da “Golden Hour” non emerga il profilo di una cantautrice capace di stagliarsi con decisione sull’ampio panorama delle voci femminili, l’aggraziata semplicità delle sue canzoni induce a riservarle quanto meno un attento ascolto, dal quale potrà facilmente apprezzarsi la solitaria personalità di un’interprete al tempo stesso fascinosa e capace di espressioni intensamente sentite.