HEATHERED PEARLS – Loyal
(Ghostly International, 2012)
Di origine polacca ma stabilmente stanziato a New York, Jakub Alexander vede portato al debutto sulla lunga distanza niente meno che da Ghostly International il suo progetto personale Heathered Pearls, attivo ormai da un paio d’anno ma finora circoscritto a una serie di tracce sparse o Ep digitali distribuiti tramite la sua pagina Bandcamp.
Il fiuto dell’etichetta di Ann Arbor nel portare alla luce talenti della musica elettronica viene confermato dalle nove tracce di “Loyal”, che in poco meno di quaranta minuti di durata offrono significativa prova dell’abilità dell’artista polacco nel mantenersi in equilibrio sul crinale tra ambient e noise. L’album appare infatti una sorta di percorso alterno tra tali due cardini, traendo le mosse dalle vaporose coltri di “The Worship Bell” e dalla granulosa texture che avviluppa le note sintetiche della seguente “Beach Shelter”. La concisione del pièce, nella parte iniziale del lavoro, confeziona così cartoline di ambience nebbiosa ma sottilmente inquieta, culminanti nelle luminose torsioni di “Lower Dome”. Da qui in avanti, la consistenza delle texture comincia a farsi più densa e gli scenari più foschi, con gli sciabordii di “Steady Veil” e le propulsioni di rumore post-industriale di “Ringing Temple (Decreased Version)” a inframezzare i più evanescenti riverberi heckeriani in crescendo di “Raising Our Ashes” e l’immersione in sature profondità ambientali di “Precious Dive”.
L’edizione digitale dell’album è poi completata da quattro tracce extra, tra le quali spiccano remix a cura di Loscil e di Markus Guentner, che espandono rispettivamente le potenzialità descrittive e quelle ritmiche dei brani di Jakub Alexander, artefice in “Loyal” di un debutto la cui versatilità merita senz’altro attenzione.
music won't save you 