fred_woods_documentaFRED WOODS – Documenta
(Self Released, 2013)

Chi ha detto che la musica realizzata da cantautori totalmente indipendenti debba essere necessariamente incentrata sulla sola disadorna formula di chitarra e voce? Certo, è quel che avviene di sovente – e con risultati a volte eccelsi – sia in ragione dell’esiguità dei mezzi a disposizione degli artisti che per una precisa scelta di spontaneità espressiva, ma ciò non vuol dire che nella tanto abusata immagine della quiete della cameretta non possa materializzarsi qualcosa di più articolato, ancorché pur sempre frutto di una sensibilità dimessa e introspettiva.
Ultima prova in tal senso può essere il debutto autoprodotto di Fred Woods, artista di Montreal il cui vero nome è Frédéric Boisclair, che nei dieci brani di “Documenta” ha riversato appunto un diario personale pazientemente compilato intorno ai cardini delle note stillate dalla sua chitarra acustica e della sua voce profonda e vibrante.

Nel portare a termine l’operazione, Woods non ha tuttavia rinunciato a fornire ai propri brani vesti sonore più articolate, che da un lato denotano la sua predilezione per tempi rallentanti e per ambientazioni sonore evanescenti e, dall’altro, ne rifiniscono le melodie di arrangiamenti vari e curati. A ciò contribuiscono in maniera significativa le stesse doti di polistrumentista di Woods (che da solo suona anche tastiere, organo e percussioni) e del suo principale collaboratore, François Zaïdan, che oltre ad aver scritto due dei brani di “Documenta” suona ukulele, harmonium e sax.

Con l’ulteriore saltuario supporto di una più ampia sezione di fiati, Woods conferisce una molteplicità di sfumature a una serie di canzoni introspettive, il cui compunto lirismo si apre così a un ventaglio di ariose soluzioni armoniche in graduale evoluzione. Da cadenze rallentate si passa così agilmente a torsioni di intensità buckleyiana (“The Pond”), ambientazioni umbratili si trasformano in strutture più spesse (“Into Your Style”) e l’intersezione tra gentile picking acustico e pastoso humming dalle reminiscenze di Damien Jurado (“Rebuilt”) si apre a fluide armonizzazioni di moderata vocazione cameristica (“Schools”).

L’approccio diretto e casalingo permane nella spoglia immediatezza delle registrazioni, che tuttavia non desta mai l’impressione di rispondere a ostentazioni estetiche né sovrasta la scrittura dell’artista canadese, che in “Documenta” si rivela intenso interprete e arrangiatore sensibile di una penombra creativa compassata e sottilmente malinconia, eppure aperta a una pluralità di suggestioni che ne evitano derive solipsistiche. Scoperta vivamente consigliata.

http://www.facebook.com/fredwoodsmusic

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