IMPLODES – Recurring Dream
(Kranky, 2013)
Muove dalle profondità oscure del sottosuolo il secondo album degli Implodes, quartetto chicagoano formato da musicisti di lunga esperienza, che aveva debuttato come tale con l’equilibrata miscela psichedelica di feedback abrasivi e riverberi dal sapore wave dell’affascinante “Black Earth” (2011).
Pur introdotti da un crepitante intro atmosferico (“Wendy”), i brani di “Recurring Dream” ispessiscono la grana sonora della band, rendendola ancor più cupa e incandescente rispetto all’esordio, le cui vibranti folate shoegaze vengono irrobustite in una consistenza metallica a lungo andare piuttosto asfittica. Mentre infatti il tono ieratico delle cascate di distorsioni espanse di brani quali “Scattered In The Wind” e “Sleepyheads” disegna scenari di psichedelia urticante ma pur sempre dotata di un certo respiro, ben presto nel corso della tracklist prendono il sopravvento roboanti fuzz che, supportati da ritmiche asciutti, deviano i paradigmi espressivi degli Implodes verso allucinate derive rumoriste.
Delle matrici wave resta così ben poco, al pari di quanto avviene con le fluttuazioni cosmiche dell’esordio, soffocate da vortici di chitarre effettate il cui impatto lambisce piuttosto retaggi del post-rock più incline a incendiare torsioni metal (“Necronomics”, “Ex-Mass”), che rendono assai faticoso lo scollinamento degli oltre tre quarti d’ora di durata del lavoro. Oltre il quale, questa volta, gli Implodes non riescono nell’impresa di tornare a intravedere le stelle.