BE MY FRIEND IN EXILE – The Silence, The Darkness
(Twice Removed, 2013)
Le esplorazioni sonore di Miguel Gomes, alias Be My Friend In Exile, giungono con “The Silence, The Darkness” alla terza tappa – prima sulla lunga distanza – di un parallelo itinerario nei recessi dell’animo umano. Titolo e copertina del lavoro rendono infatti emblematico il legame delle sperimentazioni droniche dell’artista residente a Londra con una dimensione emozionale umbratile e inquieta, adesso espressa in nove nuove composizioni che protendono l’isolazionismo dark-ambient verso territori di introspezione profonda, talora ruvida.
È quel che avviene lungo i cinquanta minuti circa di “The Silence, The Darkness”, che traggono le mosse da astrazioni ambientali austere ma non prive di modulazioni morbide (l’iniziale “Sleepwalker”) e riverberi moderatamente sognanti (“Eternally Ephemeral”) per inarcarsi ben presto in ottundenti torsioni che, dopo le magmatiche saturazioni che percorrono gli oltre dieci minuti di “We Continued Our Trip In A Silence, Which Was By No Means Unpleasant, Just A Little Shy”, sfociano nel brulicare angosciosamente rumoroso di “Slowly Sucking The Life Out Of Me”.
Eppure, in conclusione, Gomes sembra voler indicare una via d’uscita dall’oscurità intessuta lungo tutto il corso del lavoro, lasciando la porta finale di “Cellar Door” aperta al ritorno a più luminose evanescenze, come se il percorso attraverso gli anfratti più oscuri dell’anima fosse al tempo stesso quello di un incubo e di un consapevole scuotimento delle sue corde più fragili e vulnerabili.
Con “The Silence, The Darkness”, la ricerca di una propria dimensione espressiva sembra dunque condurre Gomes verso lidi non meno emozionali rispetto a quelli scandagliati nelle due precedenti opere, ma certamente rivolti a sviluppare con decisione le componenti più tenebrose delle sue manipolazioni ambient-drone.