THE GALLEONS – Cloud Physics
(Self Released, 2013)
È già tempo del secondo album per i Galleons, brillante sestetto proveniente da Brighton e senza dubbio tra le realtà più convincenti scaturite dalla vivacissima scena della cittadina costiera dell’East Sussex e dell’Inghilterra tutta.
Il romanticismo colorato dal cuore folk dell’omonimo debutto evolve nelle tredici tracce di “Cloud Physics” in una materia sonora più articolata e ponderata, che mantiene sullo sfondo un’aggraziata vena pop tuttavia in quest’occasione rifinita in una pluralità di registri che spaziano da residue vocazioni cameristiche affidate a un terzetto d’archi a progressioni bandistiche talora piuttosto decise e, soprattutto, a suggestioni country-folk di matrice americana. Non per questo la band rinuncia alla leggerezza melodica, che ricorre nella delicatezza di numerosi intrecci vocali tra Ben Brockett e Beth Chesser; tuttavia, rispetto all’esordio, più netta appare la distinzione tra episodi di confidenziale impressionismo affidato a un ovattato camerismo (ad esempio “One Enormous Thread”) e passaggi dalle più robuste strutture strumentali, nelle quali si affacciano con sempre maggior decisione un arsenale di chitarre elettriche, tastiere e ritmiche pronunciate.
Ne risulta un quadretto ancora lieve e sbarazzino (si veda la scatenata “No It’s Not”), frutto dell’applicazione di una rielaborata spontaneità pop a un folk assolato, alimentato da venti del sud tra rimandi al rock delle origini e alla tradizione country. È come se la maturità dei Galleons abbia implicato una transizione dai Belle & Sebastian in chiave (indie-)folk a una formula di eleganza formale dai contorni vagamente retrò, nel cui alveo fortunatamente non mancano ancora pregevoli scorci di agrodolce romanticismo, soprattutto laddove le melodie tornano a librarsi leggiadre sulle ali di interpretazioni dalle delicate tinte pastello (“Sing Loud”, “Whale Song”, “Out With The Ice & Snow”).
Probabilmente “Cloud Physics” attesta soltanto un ulteriore elemento del composito profilo espressivo della band di Brighton, la cui capacità di mantenere, nel mutato contesto, una discreta freschezza di scrittura e interpretazione va salutata comunque in maniera positiva e induce ulteriore curiosità circa le rotte che Brockett e soci intenderanno far seguire al variopinto vascello effigiato sulla copertina del disco d’esordio.