WILL SAMSON – Light Shadows E.P.
(Karaooke Kalk, 2013)
Da autentico animo migrante, Will Samson ha reagito alla durezza di recenti perdite personali nei modi a lui più congeniali: attraverso il viaggio e la musica. Poco dopo la pubblicazione del suo secondo disco “Balance”, esattamente un anno fa, l’artista di origine australiana e residente a Berlino ha deciso di partire verso l’India, per ricercare se stesso e le suggestioni che avevano presieduto alle sue prime opere, non a caso realizzate sotto la denominazione di Himalaya.
Un ideale diario di quel viaggio, dalle coste meridionali agli imponenti picchi montuosi del nord, è sintetizzato nelle quattro tracce dell’Ep “Light Shadows” nelle quali, lavorando alla composizione di immagini opposte, Samson immerge i frammenti del suo songwriting sempre più rallentato e rarefatto in ambientazioni meditative in evoluzione continua. Riverberi ed esili distorsioni scolorano infatti in melodie narcolettiche nell’iniziale “Rusting Giants”, mentre timide pulsazioni si affacciano sulla soffice ambience di “Empty Atoms”.
Lungo i venti minuti dell’Ep resta spazio per languori acustici soltanto in “Colliding With Oceans” – il brano più vicino all’estetica da songwriter – che tuttavia prelude all’articolato finale di “Sanctuary”, che affida a un’evocazione ascetica la pacificazione ritrovata dall’artista nella dimensione del viaggio e, simmetricamente, nell’esplorazione di inedite soluzioni sonore per le proprie catartiche schegge di canzone.