DOUGLAS DARE – Seven Hours
(Erased Tapes, 2013)
Un breve Ep di quattro tracce introduce la nuova scoperta targata Erased Tapes, etichetta che tra Ólafur Arnalds, Peter Broderick e Nils Frahm ha dimostrato grande fiuto per interessanti proposte pianistiche. Anche per il ventitreenne inglese Douglas Dare lo strumento d’elezione quasi inevitabile è il pianoforte, le cui note deve avere assorbito fin dalla più tenera età essendo figlio di un insegnante di musica.
Tuttavia Dare non è un compositore sperimentale, bensì un cantautore dotato di un profondo lirismo interpretativo, applicato a canzoni di raffinata intensità. La maturità calda ed espressiva della sua voce, unita al contributo ritmico del batterista e produttore Fabian Prynn e ad esecuzioni che bilanciano fluidità romantica con accenti vivaci e, a tratti, moderatamente obliqui.
È il caso degli arabeschi dai tempi dispari della title track iniziale, ballata dalle sfumature soul, o alle briose pulsazioni di “Lungful”. Ma è nei più classici intrecci di voce e piano (“Scars”, “Flames”) che Dare dispensa bagliori di coinvolgente classe, candidandosi a credibile perpetuatore di un formato cantautorale classico ma, come dimostra proprio il quarto d’ora di “Seven Hours”, non privo di potenzialità evolutive.
L’artista inglese le ha per ora individuate nelle ritmiche e nelle cadenze vellutate di interpretazioni che ne segnalano un talento da seguire con attenzione.