the_proper_ornaments_wooden_headTHE PROPER ORNAMENTS – Wooden Head
(Fortuna Pop!, 2014)

Per James Hoare il tandem con l’argentino Maximo Claps in The Proper Ornaments non è stato un diversivo passeggero rispetto alla sua attività di voce e chitarra dei Veronica Falls, band inglese in crescita costante, tra le non poche che oggi provano a rigenerare una formula indie-pop che affonda le radici in un paio di decenni orsono, frutto di una miscela di leggerezza melodica, scanzonato jingle jangle, feedback liquidi e cadenze venate di un lieve alone malinconico.

Al telegrafico “Waiting For The Summer” dello scorso anno, che raccoglieva una serie di singoli licenziati in un breve arco temporale, segue ora un album di debutto vero e proprio, organicamente realizzato in studio, oltre che nell’abituale contesto casalingo dell’originario duo, adesso supportato da un impianto ritmico concreto (Daniel Nellis al basso e Robert Syme alla batteria) ma pur sempre fedele a un’estetica di disadorna immediatezza.

“Wooden Head” replica sostanzialmente la concisione della precedente raccolta, inanellando in trentasei minuti una sequenza di quattordici tracce che delineano un caleidoscopio di suggestioni pop piacevolmente fuori dal tempo. Ci sono vortici elettrici e asciutte cadenze wave, spensierati uptempo e passaggi umbratili, omaggi più o meno espliciti (sarà un caso che due brani consecutivi siano intitolati “Magazine” e “Stereolab”?) e un’accresciuta personalità espressiva, a plasmare un lavoro che mantiene sempre alto il livello dell’attenzione, non solo grazie alla sua incessante mutevolezza.

Ciò è valido non solo per i brani assistiti da un impianto ritmico ed elettrico più vivace (“Now I Understand” e “Step Into The Cold”, in odor di esuberante guitar-pop, al pari delle vorticose iterazioni di feedback di “Stereolab”), ma anche per i languori jangly di “Magazine” e “Sun”, assistiti da una scorrevolezza melodica tale da oltrepassare agilmente qualsiasi ricerca di riferimenti, peraltro non così scontati né espliciti in maniera univoca. L’agrodolce miscela di leggerezza e malinconia di “Wooden Head” trova poi limpida sintesi nei brani sospesi tra sogno e torpore dimesso (“Ruby” “Don’t You Want to Know (What You’re Going To Be)” “Always There”), i cui contorni sfumati materializzano quasi le atmosfere soffuse e uggiose dei primi Clientele.

È soprattutto in questa sottile linea di continuità che abbraccia quasi tre decenni di elaborazioni pop d’oltremanica, nonché nel tocco lieve alimentato dalla rinnovata formazione della band a fare del lavoro un esempio di freschezza non così comune tra la pletora di proposte guitar-pop che di recente affolla l’universo indipendente. Sensibili al trascorrere del tempo e alle mutevoli suggestioni stagionali, le canzoni di “Wooden Head” si candidano a ideale colonna sonora di un disimpegno estivo nel cui cielo non manca di transitare qualche ombra, rigenerante e deliziosa.

http://www.facebook.com/pages/The-Proper-Ornaments/

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