KEATON HENSON – Romantic Works
(Oak Ten, 2014)
Nonostante il crescente interesse riscosso, ormai anche sotto le luci dei riflettori, da linguaggi musicali di semplice minimalismo neoclassico, desta un certo stupore osservare uno tra i giovani cantautori più quotati abbandonare il formato espressivo che, nel ristretto lasso di due album (“Dear…” del 2010 e “Birthdays” dello scorso anno), gli era valso ricorrenti e ambiziose comparazioni con Jeff Buckely.
Eppure, la genesi della raccolta di strumentali pianistici “Romantic Works” trascende tanto le mode quanto l’opportunità di insistere su un linguaggio portatore di ampi consensi ; si tratta infatti di una serie di composizioni scritte da Henson in un contesto casalingo o traendo ispirazione dai momenti di preparazione a esibizioni dal vivo, animate dalla duplice finalità di catturare sensazioni momentanee e di esercitarsi nell’arte dell’arrangiamento. Accanto al pianoforte, si trovano infatti le movenze sinuose del violoncello di Reinoud Ford, come a complemento di un piccolo ensemble da camera, che in un preludio e in otto brevi frammenti condensano scorci di fragile ma intenso romanticismo.
Il differente retroterra di Henson rispetto a quello di numerosi compositori neoclassico-ambientali si percepisce tuttavia nella palpitante immediatezza delle pièce, che si snodano intense e leggiadre al tempo stesso, danzando quasi su melodie di fluida compunzione. La distanza dall’accademismo e dal rigore autoreferenziale della sperimentazione si coglie anche quando il lavorio sugli archi è orchestrato in maniera più inquieta, lavorando su persistenza distorte (“Field”). Sono tuttavia i florilegi di “Healah Dancing”, le progressioni in punta di dita di “Earnestly Yours”, la riflessiva elegia di “Elevator Song” e il soffice abbraccio da colonna sonora di “Petrichor” a stabilire la cifra di un lavoro dal quale promana un senso di delicata spontaneità.
È questo, in definitiva, a rendere “Romantic Works” non la semplice rivelazione di un aspetto inedito della personalità artistica di Keaton Henson, ma un itinerario emozionale nel quale il cantautore inglese dimostra di saper essere convincente e coinvolgente persino rinunciando alle parole.