SEAN ROWE – Madman
(Anti-, 2014)
Il debutto di Sean Rowe, “Magic” (2011), aveva destato un’attenzione incuriosita, un po’ per le misteriose dinamiche che legano a volte mondo indipendente e cantautorato country-folk, un po’ per il tardivo accostamento alla pubblicazione discografica da parte del navigato autore newyorkese ma sicuramente anche per il timbro baritonale profondo e antico della sua voce. È questo l’elemento caratterizzante anche di “Madman”, lavoro che segue di due anni esatti “The Salesman And The Shark”, amplificandone l’immediatezza in presa diretta in un vibrante contesto intriso di soul.
Le polverose atmosfere del predecessore sono spazzate via nelle dodici tracce del nuovo lavoro da caldi venti sudisti, che rivestono la canzoni di Rowe di una pesante patina elettrica. Ne risulta una densa materia sonora, che sfocia in prevalenza in un rock-blues dai contorni a tratti persino nervosi e comunque piuttosto distanti da quell’approccio naturalista che tanto interesse aveva destato in Sean Rowe e che qui resta ormai confinato in pochi episodi (in particolare la title track e “Spiritual Leather”), al pari delle possibilità di esercizio di un crooning (“My Little Man” e “It Won’t Be Long”) altrimenti troppo spesso trasformato in veicolo di tormenti a tratti persino scomposti, secondo un’ardita linea di continuità da Van Morrison a Daniel Johnston.
Da “Madman” scaturisce così senz’altro la conferma della singolarità della figura di Rowe nell’attuale contesto del cantautorale indipendente, collocazione tuttavia ancora una volta non sostenuta da una scrittura brillante quanto basta per non farla apparire, almeno a tratti, primitiva e datata.