ELUVIUM – Wisdom For Debris
(Obsolete Word, 2014)
Nonostante la limitatezza a duecento copie della peculiare uscita, le quattro tracce di “Wisdom For Debris” rappresentano una significativa testimonianza dello stato dell’ispirazione di Matthew Cooper che, anche considerando il vecchio materiale raccolto nell’ultimo album “Nightmare Ending”, si è manifestata in tempi recenti soprattutto in progetti collaterali (Martin Eden) e collaborazioni (Inventions).
Dal punto di vista concettuale, “Wisdom For Debris” conferma l’interesse di Cooper per l’associazione della musica a forme espressive visuali già manifestato nella sonorizzazione dell’installazione museale “Catalin”; la mezz’ora di filtraggi e modulazioni ambientali in tiratura di duecento copie dell’Ep è acclusa a una raccolta di illustrazioni di Jeannie Lynn Paske, moglie di Cooper nonché autrice degli artwork dei suoi album. Le componenti surreali del tratto delicato della Paske trovano dunque ancor più completa fusione con i visionari paesaggi sonori di Cooper, che nell’occasione dispensa quattro corpose tracce che in poco più di mezz’ora riassumono buona parte della tavolozza espressiva di Eluvium.
La consistenza aurorale di “Wisdom II” e le correnti nebbiose di “Wind Book” paiono infatti addensare i vapori originari di “Lambent Material”, mentre i pesanti riverberi della title track riecheggiano il saturo torpore immateriale di “Talk Amongst The Trees”. In tali tre brani colpisce in particolare la densità del suono chitarristico processato, al quale Cooper applica modulazioni diverse, in modo da coglierne le componenti più volatili o, in occasione proprio della title track, lasciarne affiorare quelle di più pronunciata distorsione. Discorso parzialmente diverso merita la conclusiva “Night Projections”, sintetizza una notturna sinfonia ambient-drone, dipanata che per quasi dieci minuti secondo un piglio incrementale lento e romantico, facilmente paragonabile alle parti più ambientali del capolavoro “Copia”.
I riferimenti alla precedente produzione di Eluvium non sono tuttavia riduttivi della valenza del lavoro che, più che una rassegna compilativa di quanto Cooper ha già realizzato, è un catalogo aperto di possibilità future. Ciascuna delle quattro tracce del lavoro appare infatti un ulteriore stadio di sviluppo della sensibilità compositiva dell’artista di Portland che, tanto più dopo un periodo costellato da tanti progetti e idee diverse, è auspicabile possa tornare a concentrarsi sulla sua attività di orchestratore di immaginari paesaggi ambientali, pratica nella quale anche nella mezz’ora di “Wisdom For Debris” dimostra di non accontentarsi dell’eccellenza raggiunta in passato.