ned_robertsNED ROBERTS – Ned Roberts
(Self Released, 2014)

Una voce come quella di Ned Roberts non passa facilmente inosservata; calda e agrodolce, diretta ed essenziale come gli arpeggi sulla sua chitarra, in un’associazione che perpetua una formula impassibile al tempo e alle mode e anzi proprio negli ultimi anni sempre più oggetto di (ri)scoperta, quasi in opposizione a tutto il rumore di fondo e agli artifici impiegati da molti per tentare di sovrastarlo.
È infatti da un paio d’anni che il songwriter londinese è stato intercettato dai cultori dei linguaggi cantautorali più schietti e sentiti, tanto che i due singoli in vinile finora pubblicati (“Red Sun” e “Blues #6”, le cui title track sono ricomprese nell’album) avevano trovato spazio sulle trasmissione radiofoniche della BBC e supporto distributivo da parte dell’importante catena Rough Trade. Eppure, per poter pubblicare il suo album di debutto, Roberts è dovuto ricorrere a una campagna di sottoscrizione online, il cui successo gli ha permesso di dare finalmente alla luce le dodici tracce registrate ormai due anni fa a Los Angeles sotto le cure produttive di Luther Russell.

Non per questo delle canzoni di Roberts è stato in alcun modo travisato lo spirito più autentico, anzi esaltato dalla ricercata immediatezza di registrazioni catturate in presa diretta su vecchi registratori a nastro. Si tratta del mezzo ideale non tanto per conferire alle canzoni un’aura antica, ma proprio per inscrivere nella cornice loro più congeniale i dialoghi tra la voce di velluto di Roberts e il suo picking acustico, distillato in cadenze sommesse ma anche in grado di sostenere le danze compunte di melodie ricamate con fluida naturalezza.

C’è molto della tradizione narrativa cantautorale che va da Drake a Dylan nei dodici brani dell’album, ma c’è soprattutto la capacità di Ned Roberts di imprimere il proprio tratto personale a un diario in musica nel quale si susseguono ricordi autobiografici e istantanee di luoghi e atmosfere, catturate con stile asciutto ed efficace. Al lirismo umbratile di “I Remember You Said”, “Winter Sky” e “Open Sea” si alternano così senza apparenti iati ballate lievemente più vivaci quali l’iniziale “Forty Miles” e “(Gonna Get Me) Nowhere”, mentre il contributo di Russell incastona la scrittura del cantautore inglese con i discreti cammei strumentali di note d’organo e pianoforte che alimentano il tepore sospeso delle atmosfere. Lo stesso dicasi per gli ulteriori inserti di violoncello su “I Remember You Said” e per le sorprendenti tablas – unica presenza ritmica dell’album – su “Where The Wild Thyme Blows”, brano il cui testo shakespeariano rappresenta al tempo stesso un omaggio e una dichiarazione di appartenenza culturale.

Con la concisione di una scrittura sobria ma fortemente espressiva, le radici saldamente affondate nella tradizione inglese e l’apertura a suggestioni dei linguaggi folk contemporanei, Ned Roberts ha confezionato un album di debutto che impressiona per un’ essenza comunicativa che non richiede effetti speciali ma proprio nei soffusi dialoghi tra chitarra e voce trova una manifestazione compiuta ed esemplare, in grado quanto meno di farlo ascrivere tra gli interpreti più validi e sensibili del composito universo cantautorale di questi anni.

https://www.facebook.com/NedRobertsMusic

Un commento Aggiungi il tuo

  1. Antonio ha detto:

    mi ricorda tanto il primo BEN WATT di North Marine Drive, fantastico. . . .
    già acquistato, grazie per gli ottimi consigli di ascolto.

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