MAKEE – Makee E.P.
(Hidden Shoal, 2014)
In quell’ampio limbo tra reminiscenze wave e paesaggi sonori guidati dal ritmo si colloca l’australiano Daniel Cavalli, al debutto sotto l’alias Makee con un omonimo Ep pubblicato dalla connazionale Hidden Shoal.
I trascorsi di batterista di Cavalli rendono piena giustificazione dei suoi interessi applicati a un linguaggio eminentemente elettronico, non alieno da tentazioni da dancefloor ma a ben vedere animato da uno spirito più affine a quello della febbrile “Madchester” più scatenata dei primi anni Novanta che a cerebrali pratiche idm attuali.
Se infatti l’incipit “Bail”, con i suoi profondi battiti elettronici, potrebbe preludere a un lavoro in chiave prettamente wave-gaze non alieno da una dimensione espressiva di natura fisica, la densità dell’intreccio tra tastiere e chitarre di “Stez” e “Wake”, con tanto di parti vocali basse e tenebrose, devia verso orizzonti di più torbida inquietudine, che rammentano come la straordinaria scena alternativa britannica degli anni Novanta fosse popolata anche da band quali Happy Mondays e certi Stone Roses. In tal senso, la prima testimonianza discografica di Makee è al tempo stesso la rappresentazione di uno spaccato espressivo risalente, usualmente non molto considerato, e una sua attualizzazione a una vivace dimensione elettronica.