monologue_the_sea_from_the_treesMONOLOGUE – The Sea From The Trees
(Chemical Tapes, 2014)

L’essenza più pura del Suono (con la S maiuscola, come da dedica contenuta nello stesso lavoro) rappresenta l’ultimo stadio della ricerca di Rosa Maria Sarri, sound designer toscana già attiva sotto gli alias Marie e le Rose e, più di recente, Moon Ra, che da qualche tempo utilizza invece per le proprie creazioni la denominazione MonoLogue. A conclusione di un’annata discografica che l’ha vista tra protagonista della preziosa sinestesia letteraria realizzata insieme a Giuseppe Cordaro in “Orlando”, la Sarri propone un percorso naturalistico di ascolto, immaginifico fin dal titolo. L’abbandono dei flussi neuronali alla danza delle frequenze catturate su nastro magnetico in “The Sea From The Trees” è presupposto essenziale per la fruizione della densa materia sonora delle sue cinque tracce.

Benché incentrato su field recordings e texture sintetiche, le dinamiche del lavoro risultano estremamente naturali, frutto di una libera giustapposizione da parte dell’artista di elementi che si ricombinano tra loro in maniera spontanea, come particelle organolettiche sospese in una soluzione di consistenza nebbiosa. L’essenzialità dell’aspetto compositivo non contraddice la sua accuratezza, attraverso la quale è dato cogliere un orizzonte narrativo, costituito da screziature ed impennate elettroniche (“A1”), voci spettrali e minuti segmentazioni ritmiche, che giungono a definire una sorta di dub claustrofobico (“A2”) distillato allo stato liquido (“A3”). Il secondo lato del lavoro amplifica le componenti più astratte del registro della Sarri, che prima getta un ponte verso l’isolazionismo ghiacciato propugnato dalle pubblicazioni di Glacial Movements nella maestosa apertura para-orchestrale di “B1” e infine si avvita in minimali dissonanze nella conclusiva “Indya (Caesura)”.

Nella miriade di proposte di manipolazione sintetica del suono, quella racchiusa in “The Sea From The Trees” appare sistematicamente congegnata ed efficace per forma e contenuto, grazie alla sensibilità dimostrata dalla Sarri di dare consistenza organica a materiale in apparenza inerte, conseguendo una convincente formula di ossimorico naturalismo sintetico.

http://www.facebook.com/MarieRoseLAB

2 commenti Aggiungi il tuo

  1. HgM ha detto:

    Passavamo da queste parti. Stiamo ascoltando … visto che “Orlando” è piaciuto molto. Sembra che si stiano sciogliendo dei cubetti di ghiaccio, sentiamo le gocce che pulsano. Interessante. Come al solito, dal tuo modo di scrivere articoli c’è solo da imparare. Saluti. HgM

    1. rraff ha detto:

      Grazie, che piacere vederti da queste parti!
      Sì, concordo che il lavoro con Cordaro sia uno dei piccoli gioielli nascosti dell’annata e questo solista di Rosa Maria l’ho trovato difficile ma molto interessante.

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