THE DECEMBERISTS – What A Terrible World, What A Beautiful World
(Capitol, 2015)
Passano gli anni, si trasformano i contesti realizzativi, non muta l’inclinazione di Colin Meloy a raccontare storie, in dischi che non sono solo raccolte di canzoni ma opere popolate da una varietà di protagonisti e dotate di unitarietà narrativa. Il settimo album dei suoi Decemberists – quarto a essere pubblicato da una major – non smentisce lo stile letterario della band di Portland e l’immediatezza ritrovata con il precedente “The King Is Dead” (2011), applicando entrambi tali elementi a tematiche concrete e attuali.
Fin dal titolo, “What A Terrible World, What A Beautiful World” si presenta quale agrodolce diario del presente, scritto da una penna sensibile che, pur concedendosi ancora il vezzo della metafora, appare saldamente radicata nell’incertezza di questi anni. I quattordici brani sono altrettanti tasselli di un album ancora una volta lungo, nel quale attitudine alla leggerezza pop e un variopinto impianto folk-rock convivono nuovamente con sommessi cammei di delicatezza acustica, che presentano l’acuto songwriting di Meloy in tutto il suo scarno lirismo.
Allo stesso modo, echi dello scanzonato folk degli esordi sono diluiti in maniera equilibrata con una produzione a suo modo patinata, eppure genuinamente rispettosa dell’essenza espressiva e del passato della band che, con merito e coerenza, ha consolidato la propria posizione di artefice di un folk-rock accessibile e ispirato.
(pubblicato su Rockerilla n. 413, gennaio 2015)