LIGHTNING IN A TWILIGHT HOUR – Slow Changes E.P.
(Elefant, 2015)
Passano gli anni (e ormai cominciano a essere parecchi), mutano denominazioni e compagni di viaggio, eppure il sacro fuoco della scrittura pop di Bobby Wratten è ben lontano dall’estinguersi, al pari di quello di una ricerca sonora che continua ad ammantarne le canzoni di languori sospesi e sognanti. Come se il quarto di secolo e oltre trascorso tra Field Mice, Northern Picture Library, The Occasional Keepers e Trembling Blue Stars nulla avesse mutato nello spirito del ragazzo che nel 1988 aveva intrapreso insieme a Michael Hiscock l’avventura dei Field Mice, eccolo intraprendere con la freschezza di sempre un nuovo progetto, dall’immaginifica denominazione di Lightning In A Twilight Hour.
La rinnovata dimensione espressiva di Wratten non ne stravolgono in maniera sostanziale le coordinate artistiche, in maniera inevitabile se si considera che alla prima breve testimonianza discografica della nuova band, l’Ep simbolicamente intitolato “Slow Changes”, partecipa non solo lo stesso Michael Hiscock ma anche Beth Arzy, compagni di lunga durata di Wratten, nella vita e nella musica.
Non a caso, sono sufficienti i primi secondi del brano d’apertura dell’Ep, “Everyone Talks About The Weather”, per essere accolti nuovamente in un piccolo angolo di mondo conosciuto e confortevole, quello descritto dal cantato morbidamente trasognato di Wratten che si muove felpato su una semplice cadenza sintetica e poi su riverberi sinuosi che, insieme, danno forma tangibile alla nostalgia. Il medesimo sentimento, virato in chiave sonora, permea gli altri due brani che completano il primo lato del 10” in vinile trasparente nel quale è pubblicato l’Ep, “The Death Of Silence”, con i suoi echi vagamente oscuri, e “Ancient Fiction”, il cui monotono incedere sintetico rimanda addirittura alla dark-wave anni Ottanta, seppure diluita da folate di agrodolce malinconia.
Alle tre compiute canzoni del primo lato, corrispondono nel secondo quattro brevi strumentali, che offrono libero sfogo al lato “ambientale” della personalità artistica di Wratten, tradotta nei field recordings vagamente spettrali di “Interference” e in tre frammenti a base di frequenze liquide, ritmiche pulsanti e persistenze sintetiche.
I diciotto minuti dell’Ep risultano così una miscela di coerenza con la propria storia e immutato desiderio di evoluzione della poetica senza tempo di un ragazzino di quasi cinquant’anni che risponde al nome di Bobby Wratten. E non è che l’inizio della sua ennesima avventura, perché il primo lavoro sulla lunga distanza di Lightning In A Twilight Hour è già all’orizzonte.