MY NAME IS NOBODY – Safe Travel
(Havalina / My Little Cab, 2015)
Da almeno una decina d’anni a questa parte, la Francia è laboratorio di produzioni di folk cantautorale, spesso confinate a una dimensione artigianale, dalla quale sono tuttavia affiorate proposte stimolanti, in grado di conciliare cultura romantica e immersione nelle tradizioni musicali d’oltreoceano. Tra gli esponenti di questa scena marginale, Vincent Dupas titolare del progetto My Name Is Nobody, non si è accontentato di una conoscenza indiretta del rinascimento folk statunitense, ma lo ha vissuto in prima persona entrando in contatto e suonando dal vivo con protagonisti di varie grandezze di quell’ambito espressivo, da Bill Callahan ai chicagoani Pillars And Tongues, i quali ultimi lo accompagnano nel nuovo disco “Safe Travel”.
Le cinque tracce del lavoro segnano un parziale scostamento di Dupas dalla fresca formula folk con la quale si era dapprima fatto notare nel debutto “I Hope You’re Well, I Am And I Send You My Fingers” (2006); da allora è trascorso quasi un decennio e il tempo e le esperienze hanno dischiuso nuovi orizzonti all’artista francese, discostandolo dai semplici canoni acustici per arricchire la sua tavolozza di nuove sfumature, che comunque non fanno altro che ammantare le sue canzoni di un’aura soffusa e dolcemente decadente.
In appena mezz’ora “Safe Travel” disegna, appunto, un itinerario sospeso a mezz’aria tra vapori e riverberi sinuosi, sui quali il cantato sommesso e sognante di Dupas e le sonnolente armonie acustiche del pianoforte ricamano fragili gemme di un cantautorato in penombra, che getta un ponte tra folk e slow-core evocando le atmosfere del miglior Nathan Amundson.
Nella definizione della rinnovata dimensione espressiva dell’artista francese, è senz’altro decisivo il contributo dei Pillars And Tongues, come si desume immediatamente dalle risonanti evanescenze dell’iniziale “Sleeping Bat Dunes” e, ancor maggiormente, dai morbidi controcanti e dai riverberi chitarristici interpolati al pianoforte della preziosa “Lifeline”. Mentre “Devon Avenue Blues” è la peculiare declinazione di un blues narcolettico da parte di Dupas, della cui interpretazione si apprezza il rapimento visionario su un tappeto di note pianistiche e feedback aleggianti, la parte finale del lavoro segna un ulteriore passo nella direzione atmosferica chiaramente perseguita nei nuovi brani. “A Silence” è infatti una lunga (otto minuti) sinfonia in miniatura scandita da un cantato ieratico e costruita su esili movimenti cameristico-ambientali, che preludono alla title track di chiusura, le cui sparse melodie di pianoforte alimentano l’incanto dimesso di filigrane acustiche sottilmente trasognate.
Oltre a una significativa ripartenza dopo un periodo di silenzio, “Safe Travel” segna per il progetto My Name Is Nobody un mutamento di pelle che sull’abituale registro cantautorale innesta una dimensione “ambientale” frutto di perfetta sintesi tra il raccolto intimismo di rarefazioni rallentate e i grandi spazi desertici di un folk scarno ed evocativo.