SÓLEY – Ask The Deep
(Morr Music, 2015)
Quattro anni, una maternità e un breve Ep pianistico (“Krómantík“, 2014) separano il debutto solista “We Sink” dalla seconda prova su album di Sóley Stefánsdóttir, che nel frattempo ha amplificato la propria popolarità anche attraverso un’estetica esistenzialista e caratterizzata.
L’artista islandese è tuttavia ben altro che sola apparenza, e le dieci tracce di “Ask The Deep” lo dimostrano plasticamente, bilanciando conferme e nuovi innesti nella sua fisionomia stilistica. Le prime attengono all’esile delicatezza delle interpretazioni e all’aura di misteriosa magia nordica nella quale è sospeso il lavoro, mentre i secondi sono connessi a un parziale superamento del ruolo guida del pianoforte (che pure apre l’iniziale “Devil”), in favore di articolate combinazioni di synth eterei e linee ritmiche pronunciate.
Nelle storie di “Ask The Deep” si avvicendano ancora fate, spettri e derive in profondità interiori scandagliate attraverso metafore che trovano il loro contesto ideale in un universo sonoro le cui premesse attingono ancora dai linguaggi della tradizione folk islandese, discostandosene in maniera sempre più evidente nei contenuti, svolti in evocazioni eteree ed oscure (“I Will Never”, “Lost Ship”), echi corali (“Ævintýr”) e persino ambizioni danzanti (“Follow Me Down”).
Alla luce (fioca) di “Ask The Deep”, Sóley Stefánsdóttir è, oggi più che mai, la punta di diamante dell’Islanda “indie” da esportazione.
(pubblicato su Rockerilla n. 417, maggio 2015)