yellow6_no_memories_only_photographsYELLOW6 – No Memories, Only Photographs
(Silber, 2015)

Jon Attwood torna a dare continuità alla sua produzione discografica, ad appena un anno dalla ripresa organica del suo percorso sotto l’abituale alias Yellow6, quasi del tutto interrotto nel quinquennio precedente all’ultimo “Closer To The Sea Without Moving”. Lo fa nella maniera che gli è più congeniale, ovvero completamente in solitaria, applicando alla propria chitarra – e nell’occasione anche al basso – effetti e manipolazioni digitali tali da plasmarne i suoni in un’ambience sinuosa e dolcemente ipnotica. Entrambi tali caratteri ricorrono in “No Memories, Only Photographs”, improntati a un concept vagamente “hauntologico” nelle sue premesse, ma sviluppato secondo quell’attitudine emozionale che ha sempre contraddistinto il lavorio di Attwood su corde e pedali.

Ciò che ne risulta si colloca dunque in linea di continuità con l’approccio descrittivo-romantico del navigato artista inglese, amplificato nella durata e nell’estensione timbrica dei suoi dieci nuovi brani, che distillano un ampio spettro di frequenze e tempi. L’universo sonoro di Attwood muove ancora da risonanze lentamente modulate e iterazioni astratte (“Flaming June”, “Only Photographs”) per arricchirsi via via di consistenza e dinamiche che ne modellano i brani all’insegna di suggestioni descrittive e spire di avvolgente tepore ambientale.

Le persistenze di morbidi riverberi di “Seal Beach” pennellano un languido soundscaping, che non manca di ammantare della nostalgia del ricordo anche i passaggi in apparenza più statici e spettrali quali “Summer’s Past” e “No Memories”. Il cuore pulsante del lavoro riporta invece Attwood ad arricchire i propri intarsi di filigrane chitarristiche di una densità più spoglia e direttamente percepibile, oltre che di cadenze ritmiche che scandiscono loop e riverberi con metronomiche pulsazioni notturne, come nelle evocative “The Fifth” e “Return Of The Saucers”, quest’ultima un omaggio nel titolo – più che nel contenuto – al recente ritorno discografico di Adam Pearce.

Come a volte in passato, Attwood finisce tuttavia per farsi prendere un po’ la mano dal suo desiderio di esplorare le infinite potenzialità degli effetti applicati alla sua chitarra, fino a raggiungere i quasi cento minuti di durata del lavoro con i venti di “Beat Them At Their Own Game” e il quarto d’ora della conclusiva “Photographs On The Piano”, due ampie sinfonie di frequenze modulate che spaziano dall’astrazione ambientale a soffici risonanze. Se si tratta di un’espansione nei tempi che ribadisce sostanzialmente il contenuto del lavoro, è anche vero che la lunga durata complessiva di “No Memories, Only Photographs” combacia con la traduzione, da parte del ritrovato Jon Attwood, in affascinante materia sonora dello svanimento di una memoria cosciente in un senso di nostalgica immanenza descrittiva.

http://www.yellow6.com/

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