WOLF MAPS – Purity
(Futuresequence, 2015)
La purezza ambientale già dispiegata nel precedente “Landforms” (2011) è qualcosa più di un concetto astratto per Wolf Maps, tanto che il termine “Purity” viene elevato a identificare le otto nuove tracce condensate dall’artista inglese nel suo secondo album.
Nessun titolo, del resto, poteva essere più adeguato alla mezz’ora di decompressioni atmosferiche del lavoro, interamente costituito da cumuli di riverberi vaporosi, articolati in un flusso unico e rilucente, modulati secondo diversi gradi di consistenza, in uno spettro che va da risonanze moderatamente rumorose a soffi di frequenze impalpabili.
“Purity” trae le mosse proprio dalle prime, diluendo riverberi appena increspati in un vuoto pneumatico di sospensioni e snodi armonici appena accennati (“Destroyed”, “Glower”) sul quale viene condotto un duplice lavoro di sottrazione e definizione armonica, che conduce ai soffici bagliori di “Some Waves” e alle armonie sognanti di “Velvet Night”, prima di sublimarsi nelle stratificazioni incorporee della title track finale.
Ancora una volta Wolf Maps è sinonimo di quiete e abbandono a un’ambience levigata, dalle spiccate potenzialità cinematiche, ma non per questo priva di contenuti emozionali; anzi, “Purity” è proprio la placida sintesi di una concezione ambientale assoluta e totalizzante, ideale per suggestivi viaggi tra le nuvole.