SECOYA – Ghosts
(Fluttery, 2015)
Tanto per smentire l’abituale associazione della musica d’atmosfera con contesti creativi (e di fruizione) notturni, George Robinson racconta come gran parte delle sue composizioni prendano forma di mattina presto, prima ancora di alzarsi dal letto. Vi è, del resto, un carattere sonnolento e aurorale nei brani del compositore di Bristol, al debutto sotto l’alias Secoya con un lavoro di mezz’ora, incentrati sul bilanciamento tra riverberi modulati e progressioni armoniche, appunto avviluppate in un chiarore vaporoso, dalle dinamiche morbide eppure ben definite.
È tutt’altro che ambience statica quella rifusa nelle sei tracce di “Ghosts”, che del titolo rispecchia soltanto la consistenza incorporea; il lavoro segue infatti un’incessante percorso evolutivo della pratica compositiva di Robinson, che si sviluppa attraverso la stratificazione di soffi ambientali, ovvero secondo una giustapposizione (a)ritmica di frequenze.
Tra rilanci armonici di derivazione classica e minute screziature elettroniche, l’artista inglese crea così una sequenza di texture cinematiche, che conduce dal torpore a un placido risveglio dei sensi.