BELAQUA SHUA – Where Is Everybody Else?
(Triple Moon, 2015)
Non dovrebbe sorprendere più di tanto, per chi ha seguito l’inquieto percorso del terzetto italiano dei Morose dall’indie-rock d’autore ad atmosfere di cupa rarefazione, ritrovare Pier Giorgio Storti in una dimensione solista di sperimentazione elettro-acustica che, fin dalla denominazione prescelta, amplifica le suggestioni letterarie già affioranti nell’ultimo scorcio creativo della band.
Come l’alias Belaqua Shua segue una sottile linea concettuale che va da Dante a Beckett, così le undici tracce di “Where Is Everybody Else?”, registrate in una piccola casa sulle colline della Lunigiana, descrivono un itinerario sonoro che unisce un folk spettrale a un camerismo elettro-acustico alimentato da una variopinta pluralità di voci e strumenti.
Violoncello, fiati, organi, chitarre e molto altro ancora si susseguono in loop avvolgenti ed esili trame armoniche, che disegnano un’ambience dal fascino decadente, declinata attraverso persistenze (“Lovable Dross” e la title track) ed esili snodi compositivi (“Peleiades”), solcati da frammenti vocali incapsulati nell’intimità di un altrove alieno.
Su tale avvolgente materia sonora, che crea atmosfere di sospeso romanticismo, prende forma a tratti la fisionomia di un folk dolente e tenebroso (“Come rifiuti sparsi a caso”), tradotto in sequenze seppiate di un camerismo vagamente “post-“ (“Questa ruota non gira”) o ulteriormente sfumato nelle evanescenze visionarie della sorprendente canzone (“My Water My Fire”).
Pubblicata soltanto in una manciata di copie fisiche, “Where Is Everybody Else?” è un’opera estremamente interessante e ricca di spunti, per la sua combinazione tra linguaggi sonora che unisce miniature acustiche e suggestioni atmosferiche in una sequenza cinematica sospesa in un tempo indefinito.
Un commento Aggiungi il tuo